IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Da: Nuove poesie, silloge inedita – quarta sezione

Vincenzo Fiaschitello

Vincenzo Fiaschitello

di Vincenzo Fiaschitello

Incontriamoci, Adamo!

Incontriamoci, Adamo! Nel sogno?

No nel sogno, ma nel vivo mio bisogno

di pensare, tu ed io: tu che mi parli

della bella valle verde, dei tuoi fiori

e del tuo Dio, io del mio vivere

inquieto, degli attimi di ogni giorno

inafferrabili pungenti insetti che

infliggono dolore e fuggono via.

Tu parlami della gioia dello scoprire

le cose che destavano la tua curiosità

e svegliavano il tuo intelletto,

sollecitando il fare delle tue mani.

A ognuna di esse soffiavi una parola,

un nome, che si imprimeva come

carattere e le davi la vita. Ti interrogavi

a ogni passo del tuo procedere nella Natura,

squadernata dinanzi ai tuoi occhi stupiti,

meravigliosamente bella e terribile.

Reinvento nomi

                              Reinvento nomi per cose

luoghi e persone che mai più

rivedrò, ora che l’oblio tracima

come torrente impazzito

sulla mia esistenza. A caccia

di utile traccia mi spingo,

ma il solco lasciato è vuoto

e persino privo di odore.

Gli occhi fissi su ciò che

la memoria ha smarrito,

nulla leggono, nulla dicono

all’intelletto. Ma forse…

il cuore, sì il cuore fibrilla,

forse un privilegio lo tocca.

Ombre smarrite e ritrovate

venite a visitarlo, indossate

abiti leggeri come ali di nuvole,

scarpe d’angelo invisibili,

mostrate le vostre mani strette

carezzevolmente ai ricordi

e agli amori di un tempo,

accendete i vostri sensi perché

nessun impedimento si frapponga

lungo la via del vero.

Il progetto

                              Me lo avevano da fanciullo detto

che anch’io ero un progetto

della divina Mente, che mai non mente.

Ora giunto al termine, non so

che sgretolato ponte sono stato.

Se scavo nella memoria vedo

transitare sul suo corpo d’arcobaleno

gettato nel vuoto, tra me e Lui,

gravità di pesi oscuri, varietà di persone

protese a incoraggiare i miei passi

su un sentiero che poco alla volta

avrei dovuto consolidare,

e altre ancora intese ad accendere

emozioni e passioni passeggere

come la felicità di un istante.

Pur se segnata dalla cieca brevità

e dalla sua ambigua logica,

mi resta un amore incondizionato

per la vita che nondimeno si dilegua

come il flebile grido nell’aria di uno

spiumato uccello nel suo fidato nido.


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