IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Bathie e la sua pietra d’inciampo

Sadanki Samb

Sadanki Samb

di Enrico Conte

Sadanki Samb, conosciuto col nome di Bathie, l’ho incontrato per la prima volta in piazza Duomo, a Lecce. Si è avvicinato con una pila di libretti proponendomi di acquistarne uno, e dicendomi che in quegli scritti si spiegava come cambiare il colore della pelle senza doversi necessariamente esporre al sole per ore e ore, operazione per giunta inutilmente pericolosa e inutile.

Bathie, insegnante di scuola elementare nel suo Paese di origine, viene dal Senegal e ha 43 anni. E’ arrivato in Europa nel 2007 con il visto di soggiorno e, prima di stabilirsi in Salento, è stato in Francia, grazie a collaborazioni e a scambi con scuole di quel Paese.

Ha lavorato come operaio a Lequile. Adesso vive a San Donato. Grazie ai suoi studi, si è laureato in filosofia a Dakar e, per 8 anni, ha insegnato in una scuola elementare in Africa.

E’ mussulmano e fa il mediatore culturale con la Cooperativa “Polvere di stelle”, l’assistente sociale, l’interprete e scrive libri, come quello che mi ha venduto dove si parla di “Mister melanina” che vive in una “Biblioteca nera”.

Leggendo questi libri, mi dice Bathie, scoprirai che cosa accade dall’altra parte del mondo, potrai fare un viaggio virtuale e ti accorgerai, così, di essere mentalmente più disponibile e preparato. E sarai più forte perché, tornato nella tua casa, sarai “abbronzato” grazie alla cultura e all’apertura al mondo, cose che ti fanno combattere l’ignoranza.

Mi racconta che è diventato Presidente di una associazione di senegalesi, oltre cinquecento su questo territorio grazie ai ricongiungimenti familiari, quelli delle comunità di San Cesario di Lecce e di San Donato, Comuni con i quali collabora, ai quali si aggiunge l’associazione “Astragali”, che si occupa di teatro sperimentale in uno spazio di circolazione di idee e scambio di pratiche.

Se abitasse nel capoluogo troverebbe nello Statuto degli anni ‘90 una norma, forse dimenticata, che prevede il consigliere aggiunto, in rappresentanza dei cittadini extracomunitari.

Aiutiamo i ragazzi che arrivano dall’Africa nel disbrigo delle pratiche per ottenere il permesso di soggiorno – mi racconta – un lavoro e una casa per non cadere nelle maglie dell’illegalità ma, mi dice, vorrei tanto che questi giovani uomini venissero aiutati, direi meglio supportati, nella loro terra inserendoli in progetti di formazione, lavoro e capacitazione.

Questa sera andrà ad una festa organizzata con il Comune di San Cesario aperta a tutti e dove si mangeranno cibi della tradizione senegalese e di quella salentina.

C’è un intento pedagogico nelle parole di Bathie e nelle sue pratiche e c’è una visione che non si ferma al presente, quando racconta che è la cultura e la formazione il più potente mezzo di integrazione, partendo da quello che si può fare con le imprese sul territorio africano. 

Bathie ha una moglie di 33 anni, si chiama Astou, vive in Senegal con i suoi tre figli che mantiene con le rimesse che periodicamente effettua quando può.

C’è un messaggio molto potente nelle sue semplici parole, tanto più se messe al confronto con quelle che si ascoltano quando si parla di immigrati e pronunciate da chi ritiene che, quello della immigrazione, sia solo un problema di sicurezza ad alto rendimento sul terreno del consenso.

In un contesto generale, come quello che scorre davanti ai nostri occhi, con immagini di distruzione e morte, dovute alle guerre o al cambiamento climatico (ci siamo giù dimenticati dell’Emilia Romagna e di Valencia), di individualismo, di frammentazione e disintermediazione sociale, di aggressioni ai sanitari, di baby gang, di illusorie relazioni digitali e di inquinamento del dibattito pubblico globale ad opera dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, capo di X, che soffia sul rancore “de’ noantri”.

Questo incontro mi sembra una sorta di pietra d’inciampo, o un “ancoraggio”, come vengono chiamati i maestri da Giuseppe Goffredo.  “Avremmo bisogno – ci dice l’antropologo Vito Teti – di una grande rivoluzione culturale e morale, di rigenerare i luoghi e i cuori, di un nuovo vocabolario, di nuove parole, di nuove pratiche”. Appunto.

“L’ignoranza – scrive nei suoi libretti Bathie – ammazza più della fame”. Penso che sia questo il messaggio più politicamente scorretto con il quale mi licenzio da questo “nero” con i suoi progetti per cambiare il colore della pelle, incontrato per caso in una piazza, e che mi accompagnerà a conoscere l’Iman di una delle due Moschee di Lecce, quella di via Livio Tempesta.


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