Sant’Andrea, il santo dei pescatori che apre all’Avvento e al freddo
Procede spedita la corsa verso il Natale e a Gallipoli si susseguono gli appuntamenti legati alle celebrazioni che lo precedono.
Il 30 novembre, infatti, tocca alla Confraternita di S. Maria degli Angeli essere in festa per la ricorrenza di S. Andrea apostolo, che apre il periodo dell’Avvento e a quanto pare, stando alle previsioni meteo, anche quest’anno manterrà la promessa di portare il freddo nella città jonica, come recita l’antico proverbio: “Santu ‘Ndrea, li pariti defriddea” (A Sant’Andrea si raffreddano i muri delle case).
Fratello di Pietro, Andrea, nato a Betsaida nel 6 a.c. e morto martire su una croce che porta il suo nome il 30 novembre del 60 d.c. a Patrasso, è appellato nella tradizione ortodossa Protocleto, ossia “il primo chiamato”: è lui, infatti, che secondo la tradizione cristiana, Gesù incontra per primo tra coloro che poi lo seguiranno, ed è il primo a riconoscerLo quale Messia, come gli era stato indicato da Giovanni il Battista del quale era stato precedentemente discepolo.
Nel Vangelo di Matteo, 1,14-20, leggiamo che Cristo, “Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono”.
È per questa ragione che S. Andrea viene venerato come il protettore dei pescatori, categoria sociale che, ab origine, ha contraddistinto gli appartenenti alla confraternita gallipolina che lo venera come compatrono.
Posta sulla riviera Nazario Sauro, esposta a ovest sulle mura della città, la chiesa di S. Maria degli Angeli si trova esattamente di fronte all’isola che del santo porta il nome e sulla quale un tempo insisteva un’omonima cappella a lui dedicata.
Sappiamo che fino al 1662 l’oratorio era intitolato a San Giovanni Battista, con la presenza al suo interno di una congregazione dedicata alla Vergine di Carpignano.
Tra il 1663 e il 1665 fu eretto, sullo stesso sito, un nuovo edificio che venne però intitolato a Santa Maria degli Angeli, e mutò la denominazione della congregazione, che dai soli pescatori iniziò ad accogliere anche artisti e agricoltori.
Il che spiega il fatto che, ai lati dell’altare, in quattro nicchie (due a sinistra e due a destra) si trovino le statue di S. Andrea, S. Isidoro Agricola, San Giuseppe e San Giovanni Battista: si tratta dei protettori delle categorie che confluivano nella confraternita.
In passato, l’appartenenza sociale a ordini di lavoratori (corporazioni) costituiva il discrimine per l’aggregazione, e costituiva anche ragione di onori e oneri: i confratelli pescatori, infatti, oltre alla quota sociale erano tenuti a versare annualmente parte dei ricavati sul pescato.
Racconta l’archivista della confraternita, Antonio Faita, che nei verbali conservati presso S. Maria degli Angeli si trova traccia di questi oboli almeno fino al 1800, sia a carico di coloro che lavoravano sulle tonnare, sia degli “sciabbacoti”, così chiamati per via della sciabica (dall’arabo classico šabakah), tipo di rete squadrata che utilizzavano per le loro battute di pesca.
E’ proprio grazie al contributo di questi ultimi che, nel 1729, fu possibile pagare “Le nozze di Cana”, la tela di Oronzo Bianchi di Manduria che, insieme ad altre tele dello stesso autore (La Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci, La distribuzione dei Pani, La Disputa tra i dottori nel Tempio) si trovano all’interno dell’oratorio confraternale.
Oggi l’adesione a ogni sodalizio è svincolata dall’appartenenza a un certo ceto o categoria di lavoratori, ed è determinata piuttosto da ragioni legate alla devozione.
È proprio per devozione che, nel 2017, un gruppo di pescatori e di enti legati in qualche modo alla vita di mare, riconoscendo come da tradizione in S. Andrea il proprio protettore, ha deciso di donare al sodalizio una nuova statua raffigurante il santo.
Infatti, quella originale, di fattura settecentesca e ricavata da un unico tronco d’albero, si è dimostrata inidonea ad essere portata ulteriormente in processione, in quanto le sollecitazioni alle quali veniva sottoposta rischiavano di comprometterne la stabilità e la stessa struttura, che già manifestava il bisogno di un intervento di restauro. Intervento che è stato effettuato tramite lavori finanziati per metà dalla confraternita e per metà da Fondazione Puglia, in uno dei tanti progetti di tutela del patrimonio artistico fortemente voluti ed attuati dall’attuale consiglio di amministrazione e già cominciati con quello precedente che, già nel 2015 aveva portato a termine una massiccia e totale operazione di ristrutturazione.
Pertanto, dal 2017 (eccetto nel periodo di pandemia), si porta in processione la nuova statua di S. Andrea, a grandezza naturale, mentre quella del santo “picciccu”, così definita per le sue ridotte dimensioni, resta esposta in chiesa.
In realtà, l’usanza di portare in processione il simulacro risale alla fine degli anni ’70 – primi anni ’80. In precedenza, all’interno dell’oratorio, veniva esclusivamente celebrato un triduo di preghiera, consuetudine che ha origine in tempi remotissimi: nei Domenicali della congrega risalenti al 1700-1800 si legge che, all’alba del giorno 30 novembre, al rintocco delle campane, i confratelli si radunavano nella chiesa per la celebrazione eucaristica.
Apparentemente un orario scomodo, si penserà, ma se si considera il mestiere dei primi congregati non risulterà difficile comprenderne il motivo. Di ciò è rimasta comunque traccia nelle usanze della confraternita, la quale alle ore 05:30 del 30 novembre organizza nel centro storico il tradizionale giro di pastorale (l’antica nenia natalizia gallipolina, suonata da musicisti del posto, sia professionisti che dilettanti), seguito poi dalla messa alle 07:30, appuntamenti che anche quest’anno si ripeteranno.
“Come in ogni occasione organizzata dal sodalizio, il sentimento è sempre quello di gioia” dice il priore Giuseppe Capoti “Abbiamo il cuore ricolmo di entusiasmo per la festa, ma anche per il momento di convivialità che si ha con i confratelli e le consorelle nel prepararla”.
Di seguito, il programma della festa:
Non ci resta allora che prepararci a questi appuntamenti, alla degustazione di piatti tipici come le pittule e il baccalà (che la tradizione inderogabilmente prescrive per il 30 novembre) e all’ascolto della pastorale che domani mattina, dalle ore 05:30, passerà per le strade del centro storico!