IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Livella: l’ironia della morte e l’uguaglianza umana nel genio di Totò

Tomba lussuosa e una tomba piccola e povera

di Pompeo Maritati

La Livella è una delle opere più celebri di Totò, pseudonimo di Antonio De Curtis, considerato uno dei massimi rappresentanti della comicità italiana. Questo monologo, scritto in dialetto napoletano, non solo fa parte del repertorio comico dell’artista, ma rappresenta anche una profonda riflessione sulla morte e sull’uguaglianza di fronte ad essa. Il titolo stesso,

“La Livella”, richiama lo strumento utilizzato dai muratori per mettere in piano le superfici, simbolo dell’inevitabile livellamento che la morte impone, senza distinzioni di ceto, titolo, ricchezza o fama. In La Livella,

Totò immagina un dialogo tra due personaggi defunti: il marchese di Rovigo e il netturbino Gennaro Esposito. Il marchese, dall’aldilà, continua a portare con sé l’arroganza e la presunzione di un tempo, infastidito dal fatto che la sua tomba sia vicina a quella di un “uomo di bassa levatura” come Gennaro.

Nel dialogo surreale, emerge il contrasto tra due visioni del mondo: quella del nobile, convinto della superiorità della propria classe anche nella vita ultraterrena, e quella del popolano, che con la sua saggezza e semplicità, tenta di fargli comprendere l’assurdità di certi pregiudizi.

La forza di La Livella risiede nella semplicità con cui Totò riesce a trattare un tema complesso e spesso tabù come la morte, facendolo attraverso l’arma dell’ironia e del dialetto, che contribuiscono a rendere il messaggio universale e diretto. Il marchese di Rovigo rappresenta l’arroganza di chi ha vissuto credendosi superiore per casta e rango sociale, e la sua irritazione per il “vicino” inappropriato diventa esilarante quanto assurda, mentre Gennaro Esposito incarna la saggezza popolare, capace di ricordare con poche e incisive parole che, davanti alla morte, tutti siamo uguali.

Totò usa la figura del marchese per mettere in ridicolo l’ipocrisia e la vanità delle classi alte, mentre il personaggio del netturbino funge da voce della verità, ricordando che alla fine della vita non conta chi si è stati in termini materiali, ma come si è vissuto.

La comicità del testo è arricchita dal dialetto napoletano, lingua che Totò padroneggiava con grande maestria e che permette di esprimere sfumature e sentimenti in maniera immediata e vivace.

La scelta del dialetto non è casuale, poiché rappresenta l’autenticità della cultura popolare e dona un tocco di umanità che rende il monologo accessibile e toccante per tutti. In La Livella, Totò riesce a toccare corde profonde senza mai risultare didascalico o moralista; il messaggio emerge con naturalezza e immediatezza, perché è racchiuso nell’essenza stessa dei personaggi e nel loro dialogo tragicomico.

Totò invita a riflettere su quanto sia futile l’ossessione per il rango e la classe, sottolineando come queste distinzioni siano valide solo in vita, un concetto che risuona ancora oggi con forza in una società spesso divisa da disuguaglianze sociali ed economiche. L’opera, pur mantenendo un tono leggero e comico, diventa quindi un potente manifesto di uguaglianza. Totò non solo fa ridere, ma smaschera i vizi e le vanità umane, portando in scena l’assurdità di certi atteggiamenti che in vita sembrano fondamentali ma che, di fronte alla morte, appaiono nella loro totale inutilità.

In La Livella, Totò riesce a rendere la morte un tema meno oscuro e meno temibile, facendoci sorridere della sua inevitabilità e ricordandoci che, a prescindere da tutto, siamo tutti destinati allo stesso destino. La figura del netturbino, con la sua pacatezza e la sua umiltà, diventa il simbolo della vera nobiltà d’animo, dimostrando che l’autentica grandezza risiede non nel titolo, ma nel rispetto e nella comprensione degli altri.

Totò crea un equilibrio perfetto tra umorismo e riflessione, e la comicità si fa strumento di una critica sociale che arriva dritta al cuore dello spettatore. Questo monologo è un esempio straordinario di come l’arte possa veicolare messaggi profondi attraverso il riso, dimostrando che la commedia non è solo intrattenimento, ma anche un mezzo potente per far riflettere.

La Livella è un’opera che, pur essendo nata in un contesto specifico, si rivela universale e atemporale, capace di parlare al cuore di chiunque, indipendentemente dall’epoca e dal luogo. Totò, con la sua genialità, ci offre un invito alla modestia e alla consapevolezza della fragilità della nostra condizione umana, un messaggio che risuona ancora oggi con forza e attualità.

Il monologo si conclude con la consapevolezza che, di fronte alla morte, la vita perde tutte le sue gerarchie superficiali, lasciando solo ciò che è essenziale e vero. Totò ci insegna che non ha senso vivere nella presunzione e nel pregiudizio, perché, alla fine, siamo tutti “livellati” dalla stessa condizione umana.

Eccovi “La Livella” recitata da Totò:


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