La Differenza tra Israelita ed Ebreo: Identità Storica, Religiosa e Culturale a Confronto
Le curiosità di Zornas Greco
In riferimento a quanto sta accadendo nel Medio Oriente, qualche giorno fa, con alcuni amici si è parlato della distinzione tra Ebreo e Israelita. La cosa ha catturato la mia attenzione ed ho cercato tra le numerose pagine del web di darmi una spiegazione semplice ma chiara, che ora vi propongo.
La distinzione tra Israelita ed ebreo è complessa e ricca di sfumature storiche, religiose e culturali, intrecciandosi con millenni di evoluzioni che hanno plasmato identità e appartenenze collettive. Il termine Israelita risale ai tempi antichi e si riferisce specificamente ai membri delle dodici tribù di Israele, discendenti di Giacobbe, rinominato Israele, e dei suoi dodici figli. Secondo la Bibbia ebraica, queste tribù rappresentano i fondamenti del popolo d’Israele, sviluppatosi in quella che oggi è conosciuta come la terra d’Israele e le regioni limitrofe.
Essere israeliti significava far parte di una comunità tribale e nazionale, legata sia da un’identità etnica sia religiosa, in cui l’adorazione del Dio di Israele e l’adesione alla Torah erano elementi centrali. Tuttavia, la storia portò gli Israeliti ad affrontare conquiste e dispersioni. Durante la conquista babilonese nel VI secolo a.C., gli israeliti furono deportati e si diffusero in varie regioni, marcando l’inizio di una lunga diaspora che avrebbe trasformato profondamente la loro identità. In parallelo, il termine ebreo cominciò ad assumere un significato rilevante.
La parola deriva dall’ebraico Ivri, che si pensa derivi dalla radice verbale avar, che significa “passare oltre”, e identifica, secondo la Bibbia, gli antenati di Abramo, padre spirituale di Israele, come nomadi o “coloro che sono venuti dall’altra parte del fiume” (Eufrate). Progressivamente, “ebrei” venne utilizzato per descrivere coloro che appartenevano al popolo d’Israele, soprattutto durante e dopo la diaspora babilonese, quando la perdita di una terra unificata richiese l’adozione di un’identità che andava oltre i confini territoriali e tribali. L’identità ebraica quindi si consolidò principalmente intorno alla fede religiosa e alle tradizioni culturali, piuttosto che a un’appartenenza tribale.
Dall’epoca ellenistica, il termine “ebreo” si diffuse ulteriormente per identificare coloro che praticavano l’ebraismo, distinguendoli dai pagani e dai seguaci di altre religioni nel mondo greco-romano. La distinzione tra Israelita ed ebreo è dunque sfumata: l’essere Israelita si riferisce in senso stretto alla discendenza dalle dodici tribù di Israele e alle radici nazionali del popolo, mentre l’essere ebreo implica un’identità religiosa e culturale che ha superato i confini etnici e nazionali. La fondazione dello Stato d’Israele nel 1948 ha riportato alla luce la connessione tra gli ebrei e la terra di Israele, ma anche in questo contesto la distinzione è evidente: oggi un “israeliano” è un cittadino dello Stato moderno di Israele, mentre “ebreo” resta un termine con significati religiosi e culturali che unisce persone in tutto il mondo.
Anche tra i cittadini di Israele, molti sono ebrei, ma vi sono anche arabi, cristiani, musulmani e drusi israeliani che non si identificano come ebrei. Pertanto, il termine “Israelita” è storicamente ancorato al popolo dell’antico Israele, e “ebreo” continua a identificare una comunità globale con una storia religiosa e culturale comune. Con il tempo, queste identità si sono sovrapposte e separate più volte, evidenziando il carattere unico e versatile dell’identità ebraica e della sua continuità storica.