IL PENSIERO MEDITERRANEO

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La Friseddha il piatto più semplice ma gustoso della cucina tipica salentina

la frisella salentina

la frisella salentina

La tipica frisella salentina

La “friseddha” ovvero la frisella è un piatto tipicamente salentino, semplice e fresco che oramai non manca mai sulle tavole e spiagge di tutta la Puglia.

Un amico mi poneva questo problema sul nome, friseddha o freseddra. Penso che alla fine vadano bene tutte e due le denominazioni, con le loro sfumature che denotano la diversità dei dialetti a secondo del territorio in cui ci si trova.

Trattasi in definitiva,  semplicemente di pane secco accompagnato con un po’ di pomodoro. Più o meno una bruschetta. Ma la frisa, o frisella, o meglio ancora friseddha, è molto di più. La leggenda vuole che le origini di questo piatto, semplice e genuino, quasi quotidiano in estate, ma immancabile su innumerevoli tavole pugliesi praticamente tutto l’anno, si deve al periodo dei crociati, in partenza proprio dai porti salentini di Otranto e Brindisi soprattutto, alla volta della Terra Santa.

Intorno all’anno mille,  i prodotti della terra garantivano sostentamento a basso costo all’intera popolazione e così, i numerosi militari, in partenza  per le crociate,  non potevano fare altro che intraprendere un lungo viaggio con viveri in grado di resistere alla traversata. Grazie alla sua lunga conservazione, la frisa è diventata ben presto una valida alternativa al pane. 

La Frisella, come anzidetto, altro non è che del panee secco e disidratato, fatto con grano duro (ma ovviamente non mancano le varianti con diversi tipi di farina, come quello d’orzo) e ottenuto attraverso una doppia cottura, da gustare immerso in acqua fredda e condito a seconda dei propri gusti. Olio d’oliva, sale, origano, pomodoro, ma anche tonno, peperoni, fagioli o cetrioli. La frisella è come la pizza, mettici quello che vuoi, anche il formaggio.

Sulle nostre meravigliose salentine non manca mai il momento frisa, oramai servito ovunque e molto gettonato dai turisti

Sulle origini  della frisa esiste un’altra teoria: una frisellina, di dimensioni più piccole, fatte con farina di frumento, la cui paternità va ricercata più ad est di qualche chilometro, fino ad arrivare in Grecia, dove gli antichi la utilizzavano come biscotto, fino ad esportarne l’utilizzo a tavola durante i viaggi in Salento. Motivo questo per cui questa frisellina venne chiamata Biscotto Greco

La sua forma,  pare sia dovuta ad esigenze di trasporto, come testimonierebbe il foro centrale della tipica frisa salentina, pensata probabilmente per consentire, grazie ad una cordicella, di poterne tenere diverse insieme, comodamente.

In queste giornate d’agosto dove la temperatura spesso tocca i quaranta gradi e spesso li supera, la frisa è un toccasana, immediato da preparare, fresco e nutriente oltre che gustoso.

Se siete d’accordo, direi di chiudere qui e di andare tutti insieme a farci una bella “friseddhra”.

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