Vernissage della mostra personale COLORE ANIMA del noto pittore umbro-salentino LUIGI MARZO
a Lecce, presso l’ex Conservatorio di S. Anna 21 agosto
Atteso vernissage mercoledì 21 agosto 2024, alle ore 18,30, della mostra personale ColoreAnima allestita a Lecce presso l’ex Conservatorio di S. Anna dal noto pittore umbro-salentino Luigi Marzo, e curata dal filosofo ed etnomusicologo Pierpaolo De Giorgi. Lo storico edificio leccese dell’ex Conservatorio di S. Anna, in via Libertini, nei pressi di Porta Rudiae, è stato scelto, in occasione delle celebrazioni patronali di S. Oronzo della città di Lecce, per meglio offrire ai visitatori l’ampia gamma di opere di originale stile astratto realizzate dal maestro.
Per la cerimonia di apertura Pierpaolo De Giorgi farà una breve ricognizione dei risultati artistici ottenuti da Marzo e leggerà un brano poetico composto per la mostra. Donato Valli ha affermato con forza che Marzo ritrova l’“essenza primigenia della realtà”, e Mimmo Coletti che la sua tavolozza di colori si affida alla “potenza evocatrice del sogno”. Marzo è un artista poliedrico che ha iniziato giovanissimo a disegnare e che si è dedicato con successo, da provetto musicista, al recupero della canzoni popolari del Basso Salento. Laureatosi in giurisprudenza a Perugia, ha lasciato sia la carriera di avvocato che quella di musicista per dedicarsi alla pittura, sostenuto da un’autentica vocazione.
Ha studiato dal vivo pittori come Klimt, Klee, Mirò, Kandisky e tanti altri maestri contemporanei, considerando e servendosi con maestria del colore e del segno alla stregua del suono. In questa mostra intende offrire al fruitore le emergenze della sua ricerca ed evidenziare come il potere spirituale dei colori influenzi direttamente l’anima, fino a suscitare in essa una grande emozione. Dopo le prime entusiasmanti esperienze, dal 1989 in poi apre a Perugia un fortunato atelier e studio grafico, esegue opere su commissione e allestisce mostre in tutta Italia e all’estero, incontrando ovunque sinceri apprezzamenti e giudizi critici più che favorevoli. De Giorgi scrive:
“Il pittore Luigi Marzo, di origini salentine, ha un dono che pochi altri possiedono, quello di scorgere i colori e i modi di manifestarsi dell’anima. Da artista consumato qual è, sa bene che «la Natura ama nascondersi», come già diceva Eraclito due millenni e mezzo orsono, e, per questo, dal suo apprezzato atelier di Perugia, scruta continuamente le pieghe del paesaggio, i tratti del cielo, gli acciottolati della città, il portamento degli alberi, i trionfi della festa, le finestre interiori, gli spiragli di luce degli astri, le fessure del sentire, allo scopo di cogliere ciò che in effetti riesce a cogliere, l’incessante venire alla luce delle non viste cose del mondo. Anni e anni di sperimentazione: un valore immenso. Ne scaturisce una ricchezza esuberante dell’astratto, a volte mescolato con insospettate strutture del reale o cenni di figure dinamiche, che gli artisti storici dell’astrazione raramente trasferiscono sulla tela. Possiamo dire che si tratta di un astratto musicale e ritmico in perenne movimento, coerente e raffinato, impegnato a raccontare le più profonde vibrazioni dell’anima.
Mai pago dei risultati e del successo internazionale raggiunto, Marzo in questa personale offre al nostro sguardo curioso una freschezza di forme tanto umbre quanto salentine, vissute con una lucida passione per i segni, i colori e le tecniche sapienti. L’artista dà nuovo spazio all’immaginazione, per trovare ciò che già c’è e non è visibile, ma che è da sempre consegnato alla Memoria. Per questo, dopo i primi approcci con le sue nuove opere, sentiamo con esse una grande prossimità, come se fossero già da tempo depositate anche nella nostra Memoria. Poeta della rêverie, Marzo manipola l’astratto con destrezza inusuale e con un piglio tutto contemporaneo, ben consapevole dell’attuale vita informatica delle immagini, esperto com’è anche dell’arte digitale. E, come ho avuto modo di dire e come mi piace ripetere, i suoi lavori pullulano di vita, di poesia, di musica e di ritmi intriganti. Sorprendente, l’insieme di segni, cromie, nuances, tagli, trasparenze, velature e incisioni. Alla fine i suoi “paesaggi”, “passaggi”, “passi”, “sorgenti”, “sussurri”, “transiti” colgono quel Qualcosa dell’opera d’arte che ha a che fare direttamente con l’anima e i suoi colori, e apre la strada alla nostra fruizione. Comincia qui il gioco dell’opera d’arte, che al suo esordio non appartiene più all’artista, e diventa “nostra” se siamo in grado di risuonare con essa”.