Portogallo e Italia , un Destino Comune? Di Gennaro Tedesco
Le Scoperte Geografiche portoghesi anche nell’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento , XV-XVI , ebbero vasta e profonda eco, soprattutto per il loro aspetto pratico-pragmatico di sperimentalismo e sperimentazione antidogmatica soprattutto nei confronti di una geografia e cartografia ancora reclusa e obnubilata nell’oscurità di dogmi e censure ecclesiastiche e per la loro messa in discussione e rottura strategica , commerciale e politica del primato e monopolio veneziano sulla rotta delle Spezie .
Ma credo che nell’Italia umanistica e rinascimentale la dimensione pratico-pragmatica dello sperimentalismo critico e antidogmatico delle Scoperte portoghesi fu comunque scalzata e messa in ombra dalla dimensione filologica e metodologica della critica dei testi, peculiare alla cultura dell’Umanesimo-Rinascimento italiano , certamente critica e antidogmatica ma in una prospettiva e in una elaborazione densa di astrazione teorica e poco propensa a confrontarsi con i problemi reali non solo politici dell’Italia di quell’epoca .
D’altra parte nello stesso Portogallo lo sperimentalismo geografico, anche se critico e antidogmatico , non riuscì a costituirsi in una prospettiva sistemica e continuativa, sviluppandosi soprattutto in una elaborazione prima letteraria e poi mitologico-nazionalistica .
Se in Italia il radicalismo del metodo filologico non oltrepassò mai la cerchia dei dotti, fu perchè tali dotti non riuscirono o non vollero mai fare i conti con la realtà di un mondo sociale non solo miserabile e contadino distante anni luce da una borghesia italiana corporativa , fragile e irresponsabile.
Borghesia allucinata da illusioni aristocraticistiche e elitarie, prevalentemente intermediaria e commerciale , compradora ,
consapevole della propria intrinseca debolezza sociale e politica , assediata da una aristocrazia forte sostenuta dal clericalismo cattolico in Italia tra l’altro profondamente antinazionale.
Infatti il Rinascimento italiano si concluse con la sconfitta non solo economica e sociale , ma anche e soprattutto politica della borghesia italiana , che nel suo corporativismo fratricida e anticontadino, non riuscì nemmeno a costruire e a costituire , al contrario del Portogallo , uno Stato nazionale unito e indipendente, divenendo la penisola italiana una colonia .
Nel Portogallo rinascimentale delle Scoperte Geografiche
lo sviluppo non solo culturale, ma anche materiale fu penalizzato da una cultura che non seppe trarre profitto dalla dimensione pratico-pragmatica dell’Espansione .
Essa , per quanto sperimentale , critica e antidogmatica , non riuscì a divenire un sistema organico forte e competitivo perchè anch’essa , come nell’Italia rinascimentale , mancava di solide basi.
La borghesia, che doveva porsi alla testa di tale movimento culturale portoghese , era altrettanto fragile come quella italiana.
L’incessante e forte Espansione del Commercio portoghese dall’Africa , all’Asia , all’America , anche dopo il Rinascimento ,
trovò la borghesia portoghese incapace di superare la sua intrinseca caratteristica di intermediazione.
l’Espansione coloniale non sollecitò una pur necessaria , conseguente e naturale nascita e formazione di una produzione industriale interna.
Lo sviluppo di un rafforzamento e consolidamento della borghesia portoghese fu poi penalizzato da una Inquisizione cattolica che non si può escludere che alla sua base ebbe sempre una notevole spinta antiborghese , sostenuta da una aristocrazia tendenzialmente clericale e per certi aspetti simile alla situazione italiana in cui dominante era l’aspetto antinazionale del clero cattolico .
Se l’Italia dal Rinascimento uscì senza uno Stato nazionale unito e indipendente con una borghesia debolissima , divisa , corporativa e clericalizzata , preda del colonialismo e del separatismo Vaticano, le speranze delle Scoperte nel Portogallo rinascimentale furono tradite dall’illusionismo sociale e politico della borghesia portoghese abbagliata da una mitologia colonialistica che rinchiuse tale borghesia nell’atmosfera asfissiante di una autarchia economica e culturale devastante e profonda che nei secoli a venire condusse il Portogallo nell’abisso di una stagnazione notevole e duratura .
“Il liberalismo in Portogallo ereditò una finanza pubblica basata sulle entrate fiscali generate dalla riesportazione di prodotti coloniali che , diversamente dai casi di costruzione nazionale in Paesi non dipendenti dal commercio con le proprie colonie , lasciò piuttosto intatte le tipologie di proprietà delle terre e le rispettive interrelazioni tributarie . Poichè lo Stato portoghese dell’ Ancien Regime non basava la parte essenziale delle proprie entrate sulla imposizione fiscale , diretta o indiretta , interna , le rendite fondiarie derivanti dal foral ( l’attribuzione di terreni ) o dalle decime erano per la maggioranza riscosse dai signori locali e dal clero , non dallo Stato. ” ( Nuno Goncalo Monteiro , Rui Branco , Paulo Jorge Fernandes , Bruno Cardoso Reis , Antonio Costa Pinto , Storia politica contemporanea del Portogallo , 1808 – 2000 , Milano – Udine , 2023 , p.94 ) .
Il gettito fiscale delle decime e dei diritti del foral rappresentava
” un ammontare molto superiore a quello di tutte le imposte incassate dalla monarchia nel territorio portoghese . Tale ritardo nella concretizzazione di un effettivo monopolio fiscale interno lasciò un’eredità di sottosviluppo territoriale e tributario dello Stato e di debolezza politica nei confronti delle elites fondiarie.” ( Ibidem )
Nello scorrere e divenire dei secoli , la storia portoghese e italiana si incrociarono e si incontrarono ancora soprattutto
nel periodo dello Estado Novo portoghese del XX secolo , che trovò in Antonio de Oliveira Salazar il suo Conducator .
Le somiglianze tra il regime mussoliniano e quello salazarista non sono casuali , ma , direi, storicamente strutturali .
La borghesia italiana , dopo la carneficina della Prima Guerra Mondiale , mostrava tutti i suoi spaventosi limiti politici , economici e culturali .
Come il Portogallo salazarista , l’Italia fascista del XX secolo giungeva sul palcoscenico della modernità in estremo ritardo storico .
Il Portogallo di Salazar, nell’esaltazione dell’Impero portoghese e nella repressione del dissenso e di ogni opposizione interna , nascondeva l’arretratezza non solo politica , ma anche sociale ed economica della sua borghesia nazionale . Borghesia che continuava a rimanere all’interno di una mentalità e di un approccio alla realtà attraverso il filtro velenoso e retrogrado dell’intermediazione parassitaria a scapito non solo delle colonie, ma anche del ceto contadino portoghese di cui ne accentuava lo sfruttamento , la miseria e l’arretratezza .
Lo Stesso accadeva nell’Italia fascista che, come il Portogallo salazarista , non giunse mai a divenire una potenza industriale,
rimanendo una nazione contadina , vittima della sua borghesia nazionale giunta, come il Portogallo, all’appuntamento con la Storia e la sua Modernità in ritardo .
L’involucro istituzionale – politico dittatoriale , ideologico , totalitario , oppressivo e repressivo del Salazarismo e del Fascismo rappresenta la fase involutiva di una borghesia europea, incapace di giungere alla fase matura tardo-imperialistica del capitalismo di mercato industriale moderno, che ritiene di trovare nella sua esasperata e disperata centralizzazione politica ed economica dello Stato interventista anti liberale e anti liberista la sua ancora di salvezza .
L’Italia, con la Resistenza e la Liberazione ,nella Seconda Guerra Mondiale . finalmente , lentamente e gradualmente , approderà alla “quasi” maturità imperialistica tardo-capitalistica e industriale attraverso il raggiunto involucro istituzionale , politico e ideologico della Repubblica democratica antifascista . Repubblica democratica italiana che , tra interventismo capitalistico di Stato, capitalismo calato e sostenuto dall’alto e non dal “basso” di un capitalismo socialmente diffuso , e un micro e piccolo capitalismo di piccola e media industria manifatturiera non tecnologicamente avanzata , con scarso capitale e carente formazione professionale ,si rivelò debole e fragile .Tale debolezza e fragilità istituzionalde va attribuita a una borghesia ancora in parte autarchica e corporativa ,esportatrice all’estero dei già scarsi capitali dell’industria provenienti dall’evasione fiscale, con forte presenza commerciale ,intermediaria, compradora, parassitaria e divoratrice di prebende nell’amministrazione burocratica dello Stato e incline non all’investimento rischioso nel mercato azionario industriale , ma alla rendita immobiliare e finanziaria del debito pubblico nazionale .
La dittatura salazarista continuerà a flagellare il popolo portoghese anche dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ed è
molto interessante e istruttivo notare che negli anni della così detta Strategia della Tensione il terrorismo antidemocratico e antirepubblicano dei fascisti italiani , la cui organizzazione, malgrado la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, non fu mai del tutto smantellata in Italia , fu sostenuto e finanziato da una Agenzia internazionale para-fascista dislocata e operativa nel cuore della Lisbona salazarista .
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