Abbiamo inscatolato il tempo
Di Pompeo Maritati
Oggi mi son soffermato a guardare le lancette del mio orologio.
Ne ho uno vecchio, avrà forse una sessantina d’anni. Di quelli che se li avvicini all’orecchio puoi ascoltarne il caratteristico ticchettio. Un po’ usurato dal tempo, qualche scheggiatura qua e là. All’interno del quadrante (chi sa poi perché l’hanno chiamato quadrante, quando al 99% gli orologi sono di forma tonda) presenta un ingiallimento dovuto all’incalzare del tempo. Si è invecchiato anche lui insieme a me ma che paradosso, lui che del tempo ne ha segnato ogni singolo secondo si è fatto vecchio, mentre il tempo imperterrito, immutabile, continua in tutta la sua esuberante gioventù, il suo viaggio attraverso le esperienze della nostra vita.
Lui, il tempo, esiste in virtù della nostra esistenza o lo abbiamo determinato, inscatolato in un astuccio rotondo come se lo avessimo addomesticato come un qualsiasi animale da cortile? Abbiamo cercato mille modi di manipolarlo ai nostri bisogni, desiderando che vada più in fretta possibile nei momenti peggiori della nostra vita, mentre in quelli più belli abbiamo cercato di montargli i migliori freni a disco di questo mondo, però senza mai riuscirci.
L’uomo, secondo me, tra i suoi peggiori delitti, può annoverare quello di aver cercato di ammazzare il tempo, che per nostra fortuna, al momento, tale reato non è contemplato nel codice penale vigente. Ne abbiamo inventate tante per “ammazzare il tempo”. Il risultato scontato, inesorabile e incontrovertibile è stato e rimane quello che è sempre lui ad ammazzare noi. Se non potrà essere giudicato quale reale “Omicida” quanto meno qualche anno di galera glielo faremo fare, in quanto complice di questo sistema, dove per tutte le forme di vita, in un certo qual modo è stata prevista una durata temporale più o meno uguale.
Mi salta in mente un’idea. Vuoi vedere che il Tempo è dotato di una sua saggezza? Probabilmente qualcuno al suo posto avrà deciso di metterci su questa palla rotonda a girovagare per l’universo, solo che costui avrà dovuto utilizzare del materiale di scarto, visto che il risultato è stato alquanto deludente. E qui ci verrebbe di dubitare che il nostro creatore possa essere una entità superiore, altrimenti l’uomo avrebbe dovuto avere tanti ma tanti difetti in meno.
Il tempo, constatato il grossolano errore commesso dal nostro creatore ha impostato la sua durata in una determinata frequenza “breve e mai ripetitiva” sperando che gli individui successivi fossero migliori di quelli precedenti. A quanto pare anche il Tempo si è reso conto di aver sbagliato, consentendo così all’uomo di cominciare a guardare nel grande mistero che regge tutto il sistema universale che è lo spazio-tempo.
Probabilmente avrà pensato che in questo modo, l’uomo, conoscendo meglio quello che gli ruota intorno potesse darsi una calmata, cercando di uscir fuori dalla sua incapacità di avanzare dalla preistoria all’era moderna. Preciso che l’uomo, così mi ha riferito il mio orologio questa mattina, è ancora fermo nella sua preistoria, che non è niente vero che siamo nell’era moderna, atomica ecc. . in quanto nell’uomo alberga ancora quel subdolo e abominevole desiderio di eliminare i propri simili, ritenendo con scellerata idiozia di poter disporre a proprio piacimento della vita di tutti gli esseri viventi che lo circondano.
A onor del vero questa mattina sono rimasto molto sbigottito nel constatare con meraviglia e stupore che il mio orologio si mettesse a parlare con me. Son cose che non succedono ogni giorno, mi pare, anzi con un certo disappunto mi son guardato in giro suscitando la curiosità o quanto meno l’imbarazzo di chi mi stava guardando. Ha sottolineato, con grande perplessità da parte mia, anche perché già dalle sue prime affermazioni mi sembrava di fare la parte dell’idiota di turno, di non aver capito nulla e peggio ancora che la demenza senile mi stesse portando a interloquire con un rottame di orologio, una semplice macchina meccanica, che sa solo contare lo spazio di un tempo definito peraltro dall’uomo stesso. Tutto ciò comunque mi ha fatto riflettere su cose importanti, che non sono facilmente contestabili. Il mio orologio mi poneva davanti al fatto inoppugnabile che nonostante l’insieme degli spazi temporali trascorsi, da quanto l’uomo ha iniziato a calpestare questa benedetta terra, la deficiente capacità di interagire con il mondo esterno, ha rappresentato uno dei nostri più deprecabili difetti.
Elemento questo che nell’ultimo incontro avuto tra lo spazio e il tempo, questi abbiano preso in seria considerazione la possibilità di cominciare a pensare a qualcosa che potesse metter fine questo sistema in vigore sulla terra, peraltro solo da quanto c’è stata la presenza dell’uomo. OK, dissi io, rispondendo demenzialmente al mio orologio. Aggiunsi che sarebbe stato più utile e soprattutto costruttivo nell’interesse dell’intero creato che s‘interpellasse anche colui che ha generato l’uomo per meglio capire dove eventualmente risiede l’errore strutturale nella formazione dell’individuo uomo. Pensavo, credendoci ovviamente che se difetto vi è in noi, questo è imputabile geneticamente a chi ci ha voluto così e che se il tempo, avendo capito il problema, ha ritenuto di predeterminare uno spazio fisicamente percepibile all’uomo di dimensioni brevi, sperando nel futuro, anche questo, il tempo, probabilmente, ha dimostrato di non aver posto in essere la giusta soluzione.
Ecco che questa mattina, non avendo altro di meglio da fare, son riuscito a discutere del tempo proprio con il mio orologio, come se lui potesse, tutto ad un tratto diventare il mio portavoce sull’opportunità di verificare eventuali nuovi spazi temporali, dove poter auspicare un miglioramento delle qualità comportamentali dell’uomo. Sta di fatto, che da quanto riferitomi dal mio orologio, elemento su cui possiamo fare affidamento, garantisco io per lui, trattandosi di un vecchio saggio e autorevole esponente della categoria dei conta tempo, emerge una poco confortante riflessione, cioè l’aver constatato che tra il tempo e lo spazio il pessimismo sul futuro dell’uomo è davvero sconcertante.