Ricorrenza 8 marzo: la prima Prof. nelle Superiori in Terra d’Otranto Giulia Lucrezia Palumbo (1876 – 1956)
Pietro De Florio
Giulia Lucrezi nasce a Lecce il 24 maggio 1876 e grazie alla sua famiglia benestante (il padre noto cartapestaio), può iscriversi alla Regia scuola Normale di Lecce “P. Siciliani” (oggi Liceo Scienze Umane ex Magistrale). Prosegue gli studi accademici presso L’Istituto Superiore di Magistero femminile a Roma, si laurea nel 1898 con la tesi “La Luce e l’armonia della Divina Commedia”, rivelando una spiccata propensione per la letteratura e sarà una delle dantiste più competenti e autorevoli del Salento. Nel 1900 viene nominata dal comune di Lecce Ispettrice delle scuole della città e nel 1902 è la prima professoressa laureata salentina ad insegnare Lettere in un Istituto d’istruzione superiore, vale a dire al “P. Siciliani” di Lecce. Nel 1904 sposa Michele Palumbo, affermato pittore (qui nella foto autore del ritratto della moglie) e sarà madre 6 figli (cinque maschi e una femmina) di cui uno morto infante e un altro a 26 anni, poco prima di laurearsi in Medicina nel 1937, un dolore che segnò profondamente la madre.
L’impegno di docente e le responsabilità domestiche, non le impediscono di prodigarsi a favore di iniziative culturali di rilievo, nel 1911 viene nominata vicepresidente del “Comitato leccese della formazione per le scuole popolari in Terra d’Otranto” e fa parte (unica donna) anche dell’organizzazione del “Corso conversazioni letterarie artistiche e scientifiche”. È autrice di numerosi articoli e conferenze, trattando con sapienza e lungimiranza svariati argomenti: post-risorgimentali; patriottici; storico – artistici; politici; coloniali; di sanità popolare; prolusioni in varie celebrazioni ecc. in cui, a volte, fa da sfondo il soffocato tormento per i figli perduti. Un dolore mitigato attraverso la conversione cristiana nel 1938, in occasione della conferenza “luci e Luce”, presso il Vescovado. Aderisce al Fascismo ricevendo l’incarico di responsabile dei Fasci femminili provinciali e alla fine degli anni ’20 diventa direttrice dell’ ONMI (Maternità e Infanzia). In questi ambiti la professoressa si distingue per operosità, segnala le condizioni di povertà delle famiglie, governa le refezioni scolastiche, richiede il potenziamento delle colonie estive ecc. e, soprattutto, per le donne, rende più efficienti i consultori familiari, amministrando al meglio le prestazioni pediatriche e assistenziali in genere. Dalla cagnara fascista la Nostra accoglie perlopiù i valori originari della tradizione risorgimentale, dopotutto appartiene a una certa intellettualità che ha a cuore la famiglia, la sicurezza sociale, la sanità pubblica, la concordia sociale di stampo paternalistico. I modelli ideali per Giulia, che, peraltro, informano il clima culturale del periodo, sono il culto della romanità classica e le figure dei gradi che hanno dato lustro al Paese: Leonardo, Michelangelo, Dante, Cavour, Mazzini, Garibaldi ecc. In lei coesistono le figure della professoressa, madre, patriota, educatrice popolare, divulgatrice e conferenziera, attenta a porsi in comunanza con l’uditorio, suscitando motivazione e partecipazione.
Giulia Lucrezi Palumbo muore il 25 giugno 1956, la sua “esistenza”, può essere riassunta, secondo il Caramuscio, alla maniera kirkegaardiana: nel primo stadio prevalgono i valori estetici (virtù belliche, lavoro industriale e positivista in vari articoli e conferenze) è il momento dell’esteriorità e del successo nella sfera pubblica. Nel secondo stadio subentra la vita etica, cioè l’adesione acritica ai modelli del Regime che permea la vita privata in esteriorità pubblica (matrimonio, nascita, lutto, conformismo). Nel terzo stadio si attua il ritorno a sé (dopo le dissipazioni iniziali) in cui Giulia recupera il senso religioso nella riflessione spiritualista attraverso autori alquanto eterogenei (da Pascal a Gentile).
Una figura di autentica docente per un meridione (dove la cultura è riservata alle élite), abituato al prete precettore, al dotto che proferisce in termini autoreferenziali o al docente stile latinorum – mitologico. La Lucrezi è l’intellettuale che guarda al mondo, consapevole delle penurie materiali anche di alfabetizzazione delle masse, lontana dallo stereotipo della maestrina.
Fonti adoperate (anche per ulteriori approfondimenti):
Giuseppe Caramuscio, Soggettività femminile e cultura tra Risorgimento e Guerra Fredda, in riv. “L’Idomeneo”, editore Panico, n. 7, 2005, pp. 117-156; Alice Invitto, “La Prima professoressa salentina, in Oltre il Segno, a cura di Rosanna Basso, Lupo editore Copertino, 2012, pp. 200-203); R. Basso Donne in provincia. Percorsi di emancipazione attraverso la scuola nel Salento tra Otto e Novecento, F. Angeli Milano, 2000, pp. 15-16); Salvatore Coppola, Bona Mixta Malis, Giorgiani editore, Castiglione, 2011, pp. 65, 71, 104, 112-113, 164-165, 180, 222, 386. La maggior parte degli scritti di Giulia Lucrezi (dal 1899 al 1952) stanno nella collana “Scrittori Salentini”, presso la Biblioteca “N. Bernardini” di Lecce.