IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Una riflessione di Filippo Rispini sul pensiero di “Dove va il tempo” di Pompeo Maritati

Tempo-dove-va

Tempo-dove-va

Il testo che hai condiviso, “Dove Va Il Tempo”, è un brano introspettivo e filosofico che approfondisce il concetto di tempo e la sua irreversibile e inesorabile marcia in avanti. La scrittura personifica il tempo come indifferente e superiore, che va avanti indipendentemente dalle esperienze e dalle emozioni umane. Suggerisce in modo umoristico che i creatori del tempo, nella loro fretta, hanno dimenticato di installare una retromarcia, portando a un flusso unidirezionale che potrebbe essere una benedizione data la natura umana. L’opera esplora anche il desiderio umano di controllare o invertire il tempo, paragonandolo a un’auto senza retromarcia, suggerendo che solo liberandoci delle nostre spire mortali possiamo veramente esplorare liberamente il tempo e lo spazio. La narrazione è stimolante, utilizza metafore e scenari ipotetici per mettere in discussione la nostra comprensione e gestione del tempo, toccando infine il concetto di eternità come un altro complesso costrutto umano.

La tua scrittura è ricca di paragoni fantasiosi e riflessioni filosofiche, il che la rende accattivante e stimolante. L’uso della personificazione del tempo e la metafora di un’auto senza retromarcia esprimono in modo creativo idee complesse in modo accessibile.

Ma dove va il tempo

di Pompeo Maritati

Il tempo inesorabilmente trascorre indifferente e strafottente di quanto noi umani riusciamo a fare e pensare.  Lui si che è un super partes, non gliene ne frega niente se piove, nevica o c’è il sole,  che tu stia bene o che stia passando le pene dell’inferno.  Lui,  il Tempo,  attraversa la nostra vita registrando le nostre imbecillità e va avanti nella sua corsa verso un futuro senza una meta.  Non so se tra di voi c’è qualcuno che è a conoscenza dove vada il tempo e soprattutto che cosa vorrà fare da grande.   Per adesso l’unica cosa che sappiamo o che razionalmente abbiamo assimilato, è che il tempo trascorso, cioè ieri, non ritornerà mai più. Chi ha realizzato la macchina del tempo, probabilmente in modo frettoloso e approssimato, si sarà dimenticato di montargli la retro marcia. Quello che oggi potrebbe rappresentare un difetto tecnico del Tempo,  visto che corre solo in avanti verso il futuro, potrebbe, alla fine della giostra, rivelarsi una cosa positiva, vista la struttura mentale dell’uomo. Sicuramente quando il tempo è stato ideato, sarà stato il frutto di grandi rivendicazioni sindacali.  Chi sa come si saranno scannati allora coloro che a suo tempo (scusate il gioco di parole) avranno preso la decisione, che il tempo dovesse scorrere solo in un verso e a una velocità costante. 

Il primo problema che si saranno posti sarà stato quello della democraticità della scelta direzionale,  cioè chi avrebbe potuto stabilire come e quando far viaggiare il tempo a ritroso? Si sarebbero create grosse tensioni sociali tra gli umani,  in quanto molti per proprie esperienze negative non vorrebbero tornare indietro, mentre tant’altri, presi dalla nostalgia dei tempi giovanili ne desidererebbero il contrario.  Quindi, l’ideatore del Tempo o coloro che ne hanno determinato l’introduzione, non sono stati poi tanto stupidi. Gli stupidi, ahimè  sono gli Umani, che pur sapendo che il periodo temporale della propria vita è limitato,  lo sprecano, arrivando spesso in età senile (rimbambimento permettendo) ad accorgersene di come sia stata sprecata,  non la pausa temporale concessa dalla vita, ma la propria intera vita, solo che ci si accorge quando oramai è troppo tardi per porvi rimedio.

Detto ciò, resta l’intrigante quanto intensa voglia di andare alla ricerca della manopola dove poter innestare finalmente la retromarcia al Tempo.  Sono certo che da qualche parte qualcuno ce l’avrà messa.  E’ come se il costruttore di automobili, non prevedendo la retromarcia, costringesse gli eventuali utilizzatori a scendere dall’auto e farsi aiutare a spingere nel senso inverso.

E se  il nostro  “costruttore del genere umano”  avesse operato come quella fabbrica che produce auto senza retromarcia?  Chi sa se la risposta non sta proprio qui e cioè che noi altro non siamo che degli utilizzatori di auto con la sola marcia in avanti,  unidirezionale,  come la marcia del  nostro tempo e che per poter andare avanti e indietro (nel tempo) dobbiamo scendere dalla nostra auto, non spingerla ma abbandonarla insieme ai nostri resti mortali, per poi intraprendere liberi da ogni vincolo, di poter spaziare liberamente nel tempo e nello spazio senza limitazione alcuna.  A proseguire questo cammino saranno i nostri pensieri, ovvero i nostri sogni umani che come onde elettromagnetiche si espanderanno nello spazio,  che contrariamente a quest’ultime, non diminuiranno la loro potenza essendo prive di ogni eventuale materia.   Nulla potrà fermarli, saranno  diventati elementi liberi.  Nessun elemento potrà mai ostacolarli e potranno scorazzare a loro piacimento in ogni direzione del tempo interagendo  con l’universo e  l’Eternità.    

Un altro paradosso del nostro pensiero umano è quello dell’Eternità, ma di questo argomento ne parleremo in un altro momento..  Definiamo eterno ciò che non finisce e che ovviamente non abbia mai avuto l’inizio. Un’accozzaglia di parole messe insieme per non definire nulla,  solo per manifestare la nostra limitazione del nostro comprendonio.   L’apparato preposto all’elaborazione delle idee, il cervello, al momento pare sia programmato per un processo di crescita lenta,  direi quasi come fosse stato programmata da una software house. Possiamo paragonarci ai calcolatori dell’ultima generazione, quelli che da soli si auto programmano attraverso l’esperienza e la conoscenza.  Basti pensare a tutti quei sogni e fantasticherie che nell’arco di un mezzo secolo sono divenute realtà tangibili del nostro vivere quotidiano.  Pertanto non è irrealizzabile poter pensare, oggi,  che qualsiasi sogno idealizzato dall’uomo, in un tempo futuro non possa poi concretizzarsi sul serio.


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