GRAN BALLO DEL DUCA Domenica 28 Gennaio 2024, presso le sale dell’Ex-Convento degli Agostiniani di Lecce
di Gabriella De Judicibus
In occasione dell’evento GRAN BALLO DEL DUCA, organizzato in collaborazione con il Comune di Lecce per l’avvio dei festeggiamenti carnevaleschi, Domenica 28 Gennaio 2024, presso le sale dell’Ex-Convento degli Agostiniani, da Pro Loco Lecce APS, con Russia Ballet Society Italia ed il Corso di Danze storiche di Rita Cantoro, sono lieta di comunicare alcune riflessioni sul duca Sigismondo Castromediano, patriota nostro conterraneo dal nobile cuore a cui è dedicato il Museo provinciale di Lecce e il ballo ottocentesco che dà il nome all’evento. Per informazioni sul GRAN BALLO DEL DUCA o sulla visita guidata ai luoghi del Risorgimento leccese, ci si può rivolgere presso l’info point comunale IL SEDILE, in piazza S. Oronzo, a Lecce, aperto dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 ogni giorno. Tel. 0832 242099
(Prof.ssa Maria Gabriella de Judicibus – Presidente Pro Loco Lecce APS)
SIGISMONDO CASTROMEDIANO: PATRIOTA SALENTINO
Il 20 gennaio del 1811, nasce a Cavallino, in provincia di Lecce, Sigismondo Castromediano, letterato liberale e patriota.
Di nobili origini, (il padre, Domenico, era duca di Morciano e la madre, Teresa dei marchesi Balsamo, discendeva da un’antica famiglia di origine francese), studiò nel collegio dei gesuiti di Lecce dimostrando, già giovanissimo, con versi e novelle su temi patriottici, amorosi, religiosi e legati alla storia locale, un temperamento romantico e appassionato. In seguito a una brevissima esperienza di affiliato alla Giovine Italia nel 1842, partecipò con un lavoro sull’agricoltura e sulla pastorizia di Cavallino [1]al settimo congresso degli scienziati italiani, stringendo forti legami con i giovani cospiratori leccesi.
In seguito alla concessione dello statuto da parte di Ferdinando II, si formò, anche a Lecce, un Circolo patriottico salentino, piccolo parlamento provinciale di circa settanta deputati, tra i quali Castromediano rappresentò il circondario di San Cesario. Il Circolo, presieduto da Bonaventura Mazzarella, si proponeva un programma di difesa della costituzione e di collaborazione con le autorità costituite. e Sigismondo Castromediano si occupò di compilare bollettini, circolari e proclami del Circolo, compreso quello del 9 luglio che apparve uno dei più infiammati tanto da far incriminare il suo autore che venne arrestato il 30 ottobre, avendo rifiutato sdegnosamente la possibilità di una fuga. L’atto di accusa lo chiamò a rispondere di “cospirazione commessa in illecita associazione per più giorni, dal 29 giugno 1848 in poi, ad oggetto di distruggere il Governo e di eccitare i sudditi e gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’Autorità Reale”. La Gran Corte speciale di Terra d’Otranto lo condannò a trenta anni di prigionia e al versamento di 1.000 ducati per tre anni dopo espiata la pena. La sua carcerazione, come egli stesso ci narra, iniziò a Lecce, proseguì a Napoli e Procida dove riuscì a procurarsi le lettere di Gladstone sulle condizioni dei prigionieri di Nisida, ed eludendo la vigilanza, le spedì in plico aperto agli amici di Lecce. Il fondato sospetto che i detenuti politici delle diverse galere situate sulle isole del Golfo comunicassero tra loro e le voci su una loro possibile fuga, agevolata da complicità inglesi e garibaldine, indussero il governo a segregare, all’inizio del 1852, i più pericolosi di essi in carceri più isolate. Sigismondo Castromediano venne assegnato al bagno “eccezionale” di Montefusco, sui monti dell’Avellinese, la più terribile galera del Regno, già chiusa nel 1845 perché troppo inumana, dove egli sperimentò le più dure pene materiali e psicologiche a cui non volle sottrarsi per impetrare una grazia disonorante. Nel 1858 la pena detentiva fu commutata in deportazione negli Stati Uniti d’America. Imbarcato a Pozzuoli, il 15 genn. 1859, restò coinvolto nell’ avventura, narrata diffusamente dal Settembrini nelle Ricordanze e che terminò con lo sbarco a Queenstown, in Irlanda, il 6 marzo 1859. Rientrato a Torino si innamorò della diciottenne Adele Savio e iniziò una romantica amicizia sostenuta per circa trent’anni da un epistolario affettuoso. Si negò amore e matrimonio per l’evidente differenza di età, per restare libero da legami che frenassero la carriera politica e per il dissesto patrimoniale derivato dai lunghi anni di reclusione. Per dignità ed orgoglio rifiutò sia l’indennizzo stabilito nel 1860 dalla dittatura garibaldina a vantaggio dei danneggiati politici meridionali, sia il sussidio mensile assegnatogli nel 1863 dal ministero dell’Interno, sia un atto di liberalità reale del 1886. Eletto deputato nel 1861 al primo Parlamento nazionale sedette al centrodestra, sostenendo Cavour e Ricasoli. La sua presenza in Parlamento restò sempre legata alle esigenze della provincia di provenienza in quanto i suoi interventi mirarono a tutelare la tabacchicoltura e abolire le deicme feudali . Consigliere e deputato provinciale dal 1869 al 1879, preposto alla Pubblica Istruzione, secolarizzò l’educandato femminile di Lecce e ne incrementò la Biblioteca provinciale. Per suo impulso fu fondato nel 1868, il Museo archeologico di Lecce di cui fu direttore e amministratore, a titolo gratuito. A partire dal 1880 il C. si ritirò nel suo castello semidiroccato di Cavallino dove si dedicò alla stesura definitiva delle sue Memorie che non riuscì a vedere interamente pubblicate perché premorì alla stampa del secondo volume, a Cavallino il 26 Agosto 1895.
[1] Atti della Settima Adunanza degli Scienziati italiani tenuta in Napoli dal 20 settembre al 5 ottobreMDCCCXLV, Napoli 1846, I, p. 541