Miscellanea attorno al mondo della lirica. Capitolo 6: SAWAYAMA AKIKO
di Emilio Spedicato
Due Akiko conosco, entrambe due soprani
Ho viaggiato in 59 paesi del mondo oltre all’ Italia, fra i quali il Giappone, dove sono stato tre volte per conferenze di matematica. In un’ abitazione giapponese, usualmente monofamiliare, colpiscono alcuni fatti: rispetto a quelle europee, è molta spoglia, è quasi priva di mobili, ci si siede per terra, su un pavimento pulitissimo (le scarpe si tolgono all’ingresso, come in molti paesi asiatici). Eccezione sono la cucina, dotata della tecnologia più avanzata, e la presenza, oltre che di televisione e vari strumenti Hi Fi, quasi sempre di un pianoforte. Il pianoforte è studiato soprattutto dalle ragazze, di cui circa metà vi dedica alcuni anni di studio. Altra osservazione: avendo regalato al matematico Kunio Tanabe un disco con un concerto di Horowitz appena rientrato a suonare in pubblico, Kunio disse che era una performance lousy, segno di uno spirito critico assai diffuso presso i giapponesi.
E’ ben noto che molti studenti di canto lirico in Italia vengono dal Giappone, oltre che dalla Corea e dalla Cina. Al primo concorso Magda Olivero tenutosi a fine 2007 su oltre centocinquanta partecipanti solo due erano italiani, la maggioranza era orientale, molti anche gli slavi; e vinse un coreano. Al momento in cui scrivo, presso la scuola di canto della Scala, su 18 studenti solo due sono italiani, gli altri quasi tutti orientali, come ho saputo da Luigi Alva che vi è professore. Una situazione che esprime una crisi in Italia, e forse in generale in occidente, della musica classica e lirica, mentre l’interesse per queste forme musicali è assai aumentato in oriente. Non conosco le cause del fenomeno. Si può pensare ad una forma di imitazione di una attività umana considerata di alto contenuto artistico, in cui gli orientali vogliono confrontarsi con gli occidentali ed anche superarli, come avvenuto in settori industriali e dei servizi. E per la lirica può valere, ma solo per i cinesi la cui lingua tonale, la presenza di un orecchio più sensibile: infatti l’ orecchio assoluto, importante ma non essenziale in musica, è posseduto dai cinesi in misura più che doppia che dagli occidentali.
Agli inizi delle mie interviste ho incontrato un soprano giapponese, di nome Akiko, non più in carriera, moglie del tenore Alberto Cupido, che spesso canta in oriente e la cui intervista si trova in questo libro. E’ stato sorprendente incontrare un altro soprano dello stesso nome, Akiko Sawayama, in Italia per studiare con il grande tenore Angelo Loforese, anche lui uno degli intervistati. Akiko, contattata tramite Loforese, accettò, senza che la incontrassi, di tradurre in giapponese i due articoli, che chiamo MAGTO, da me scritti su Toscanini e la Olivero. Articoli che al momento della revisione di queste note sono disponibili in 25 lingue, fra cui latino e sanscrito. Akiko tradusse rapidamente MAGTO, chiedendomi alcuni chiarimenti, necessari in giapponese qui più preciso che in italiano, sull’ esatto rapporto di parentela con una zia, ovvero se fosse sorella del padre o della madre. Pranzai poi con lei e Loforese all’ Hotel de Milan, dove Verdi visse gli ultimi anni e morì. Akiko aveva accompagnato Loforese durante l’ estate in una tournée in Giappone, dove il nostro non più giovane tenore, vicino ai novanta (l’età migliore, secondo il pianista Arthur Rubinstein), ma dalla voce ancora validissima, aveva cantato in concerti e in opere. Cantato così bene che un amico ungherese, il matematico Aurel Galantai grande conoscitore della lirica (possiede una settantina di versioni dell’ Aida) mi chiese se lo conoscessi, avendolo sentito in You Tube, dove cantava a suo parere meglio di Lauri Volpi.
Nacque l’ idea di intervistare, accanto alle affermate stelle della lirica in vita o ai conoscenti di artisti passati ad altra vita, un cantante agli inizi, ma di valore secondo l’ insegnante, e inoltre non italiano, ma venuto da quell’ oriente che tanto ama la musica lirica italiana. Pensai ad Akiko e Loforese fu d’accordo. Un sabato di metà marzo 2010 incontrai Akiko, accompagnata dal fidanzato, il tenore italiano Andrea Foti, a casa di Loforese.
Akiko è nata a Toyama, a nord di Tokyo; fu introdotta alla musica da piccola, dalla madre soprano che cantava molto, sia arie di opere italiane (Nozze di Figaro,..) che canzoni giapponesi. Iniziò lo studio del pianoforte a cinque anni (la sorella insegna pianoforte in Giappone) e del canto, prima con maestra privata, poi alla Università di Musica di Tokyo (dove forse ancora vi insegnava, al momento dell’ intervista, Alda Noni, novantenne e zia del tenore Benelli, che lei ha conosciuto nel Barbiere di Siviglia). Come tanti altri orientali, vedeva l’ Italia quale patria del bel canto, e desiderava andarci a studiare canto e possibilmente farvi una carriera di cantante. Si mise in contatto con Loforese tramite un giapponese, di nome Rio, che, oltre ad essere sacerdote buddista e appassionato di astronomia , aveva studiato canto in Italia con Loforese. Rio la accompagnò a Milano nel 2005 per un primo contatto; ora Akiko risiede a Milano, e due volte alla settimana prende lezioni da Loforese. Questi le raccomanda di fare a casa molta ginnastica ed esercizi di respirazione, nonché vocalizzi a bocca chiusa. E Loforese ricorda di essere stato in grado di fare le scale in vocalizzo per tre volte senza fiato, superando la Olivero che le avrebbe fatte due volte e mezzo, sfidata da Lauri Volpi orgoglioso di una sola scala intera…
Akiko non ha orecchio assoluto, e come soprano lirico raggiunge il re sopracuto. Ha buone qualità di attrice. Ama Puccini e Bellini e alcuni autori giapponesi, di cui ha cantato arie molto romantiche. Al momento ha studiato completamente solo la Bohème, Don Giovanni, e la Carmen di Bizet. Ha passato una audizione a Verona dove canterà la Bohème e la Carmen. Studierà la Butterfly in un prossimo futuro, per l’evento relativo a questa opera in programma a Torre del Lago. Loforese ricorda quando lui cantò a San Gimignano con la Olivero che lo preparò per la Butterfly, che cantarono insieme. Akiko giudica Loforese un grande maestro, speciale per la qualità della voce e l’interpretazione. Fra gli artisti importanti che conosce personalmente ricorda Adriana Maliponte, Ugo Benelli e Fabio Armiliato con cui ha cantato. Dei grandi del passato stima specialmente a Maria Caniglia, Lina Pagliughi e Aureliano Pertile (uno dei maestri di Loforese, insieme con Montanari marito di Lina Pagliughi; Loforese ricorda che Parmeggiani gli insegnò come applaudire).
Akiko è contenta della sua esperienza in Italia. Giudica buona la vita musicale, il pubblico caloroso e intenditore, mentre i giapponesi sono assai pronti a criticare.
Si esibisce in un’aria della Bohème e poi in Casta Diva, accompagnata al piano da Loforese. Ha una voce potente, che nel piccolo ambiente fa quasi risuonare le pareti. Ricordo di aver letto che era impossibile ascoltare Gina Cigna in un ambiente piccolo per la potenza della sua voce. La voce di Akiko ha un colore luminoso, fra l’argenteo e il dorato. Su altre qualità non sono in grado di commentare. Poi suono io sull’ antico Petrof quarto di coda, la canzone detta di ignoto Fenesta ca lucive, da alcuni attribuita a Bellini (così ricorda Loforese), ma che io sospetto provenga dalla Grecìa salentina, per le analogie melodiche con altre canzoni di quella zona. Loforese canta, anche se io non so accompagnare un cantante. Mi spiace poi non potermi associare ai tre cantanti che vanno a pranzo in un vicino ristorante egiziano.
Sarà Akiko ad informarmi nel settembre 2011 della scomparsa di Alda Noni, anni 95, nell’ isola di Cipro.