Mostra Van Gogh Pittore colto al Mudec a Milano 21 settembre 2023-28 gennaio 2024
di Serena Rossi
In una fredda e uggiosa domenica ottobrina, prima del giorno dei morti, con coraggio ho affrontato la coda per la mostra di Van Gogh al Mudec a Milano. E c’è voluto molto coraggio perché il tempo è stato molto ci sono voluti 75 minuti prima che fosse il mio turno di fare i biglietti al caro costo di 16 euro a prezzo intero ognuno. Devo dire che per un Museo non trovo giusto né il costo elevato e nemmeno l’organizzazione, avrei voluto almeno saperlo prima di affrontare la coda che dovevo aspettare così tanto tempo, sarà che a Milano siamo abituati a vivere di fretta però mi hanno rubato mezzo pomeriggio libero ed è tanto.
Comunque una volta entrati lo spettacolo vale sicuramente il biglietto e il sacrificio, i quadri di Van Gogh con i loro colori, il tratto ingenuo e insicuro insieme, la genialità dell’ispirazione lasciano un senso di estasi che ripaga ogni avversità.
Il gusto è unico, dai primi disegni a gessetti e matite delle prime sale, per lo più figure umane, bozzetti, ai quadri leziosi impressionisti e puntilisti poi fino ai geniali Covoni o Prati e Piante con edera, o ai Salici al tramonto, con viola e gialli che tramortiscono i sensi e svegliano i più sensibili; questa l’opera che più mi ha colpita, marzo 1888, olio su tela su cartoncino dal Kroller-Muller Museo di Otterlo, Paesi Bassi, come la maggior parte delle 40 tele esposte.
Tutta l’esposizione è dedicata all’amore del grande pittore Van Gogh per i libri e per le stampe Giapponesi, infatti in mostra ci sono parecchie stampe Giapponesi di sua proprietà; lui ne era un collezionista, in mostra ad esempio un autore che adoro, Utagawa Hiroshige 1797-1858.
Una mostra davvero ben riuscita sotto la curatela del Curatore storico dell’arte Francesco Poli e di Mariella Guzzoni, ricercatrice e curatrice del fil rouge “Van Gogh: vivere con i libri”, che si articola lungo tutta la mostra e Aurora Canepari, conservatore responsabile del Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova, curatrice della sezione “Van Gogh e il Giapponismo”, realizzata in collaborazione con il Museo Kroller-Muller di Otterlo che presta gran parte delle opere esposte.
Poliglotta e grande lettore, finalmente Vincent Van Gogh qui viene fatto conoscere come intellettuale colto come realmente era e sempre al corrente delle tendenze artistiche del suo tempo.
Consiglio a tutti di andare a visitare questa grande ed importante mostra, si visita tranquillamente in 40 minuti circa, bello anche il bookshop con simpatiche tazze ricordo e altro.
Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890), figlio primogenito di un pastore protestante molto severo (prese il nome dal fratello, nato già morto l’anno precedente), iniziò a dipingere alla tarda età di ventisette anni.
Autore di quasi novecento dipinti e più di mille disegni (ben trentasette autoritratti), prodotti soprattutto negli ultimi due anni prima della morte, Van Gogh soffrì spesso di disturbi mentali durante la sua breve vita (morì a soli 37 anni).
Molte informazioni sulla vita e sulle problematiche dell’artista, si deducono dalla corrispondenza epistolare tra il pittore e il fratello minore Théo, suo intimo amico e confidente, nonché finanziatore.
Lettore insaziabile, tradusse la Bibbia in diverse lingue e la sua vocazione religiosa lo condusse a vivere per un periodo, in condizioni di estrema povertà, tra i minatori belgi di Wasmes. L’interesse verso i poveri e deboli appare chiaro in alcune sue opere (es.”I mangiatori di patate”).
All’inverno 1886 risale invece l’incontro con Paul Gauguin (venerato da Van Gogh). Vincent ospitò per un breve periodo Gauguin nella sua casa di Arles. La turbolenta convivenza dei due portò, come racconta la cronaca, al folle “incidente” durante il quale Van Gogh si tagliò il lobo dell’orecchio sinistro con un rasoio il 23 dicembre 1888, vivendo la partenza di Gauguin come un abbandono.
Nel 1889, tormentato da crisi depressive, l’artista si fece volontariamente internare nella clinica di Saint-Rémy. A questo periodo risalgono ben centoquaranta dipinti, fra i quali vale assolutamente la pena citare la celebre Notte stellata, oggi esposta al Museum of Modern Art di New York.
Il 16 maggio 1890 Vincent lasciò definitivamente Saint-Rémy per raggiungere il fratello a Parigi per alcuni giorni.
La sera del 29 luglio 1890 Van Gogh morì a causa di un colpo d’arma da fuoco, forse autoinflitto.
La tormentata esistenza di Van Gogh, trascorsa per lo più in solitudine ed indigenza e il suo carattere instabile, a tratti incomprensibile; fu un’interminabile ed itinerante viaggio alla ricerca di serenità e amore. Nel corso della sua vita il pubblico non ha reso giustizia alla sua grandezza, il successo delle sue opere arriverà, infatti postumo alla morte.