IL PENSIERO MEDITERRANEO

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Miscellanea attorno al mondo della lirica. Capitolo 1: ANITA ARCUNO PIETROPAOLO

Anita Arcuni Pietropaolo con il suo gatto

Anita Arcuni Pietropaolo con il suo gatto

di Emilio Spedicato

In questa sezione consideriamo una varietà di persone interessate al mondo della lirica anche se non in funzione del canto o della direzione, salvo due soprani, Akiko Sawayama ed Egle Valbonesi, che non sono apparsi nella sezione precedente STELLE DELLA LIRICA in quanto la prima è molto giovane ed ai primi inizi di carriera, la seconda ha dovuto rinunciare per i casi della vita ad una possibile importante carriera, ritornando tuttavia a cantare ad un’età quando molte avevano già smesso.

D’oro erano i capelli di  mamma tua al liceo davanti a me seduta, d’oro è la tua voce?

In questa miscellanea, accanto a una pianista accompagnatrice di cantanti, a un proprietario di ristorante frequentato da cantanti d’opera …, ho desiderato inserire anche un semplice utente della musica lirica e classica. E’ Anita Pietropaolo, figlia di una mia compagna di liceo, Renata Arcuno. Il fatto che Renata avesse uno speciale  interesse per la musica mi era sconosciuto ai tempi del liceo, nei quali la ricordo seduta davanti a me, capelli biondi, personalità forte…; Renata, hai sempre 17 anni!
Lo scoprii quando, dopo una ventina di anni in cui non ci eravamo visti e le nostre vite erano andate per strade diverse, la incontrai nuovamente. Trovai in lei una inusuale cultura e una profonda conoscenza della musica e dei musicisti. Ricordo ad esempio un suo straordinario giudizio su Glenn Gould, che definì come il pianista che elaborava ogni singola nota.
Ricordo nel suo appartamento milanese un pianoforte verticale dal suono bellissimo e come alla mia domanda su chi cantasse meglio le canzoni napoletane rispondesse Di Stefano; allora non immaginavo che dopo qualche anno avrei incontrato tre volte Di Stefano, anche se paralizzato per  l’aggressione subita in Kenya.
E fu Renata ad introdurmi al basso Mosè Franco, di origini dominicane, allievo di Franco Corelli, di Angelo Loforese e di Lucy Kelston, non in carriera per le difficoltà nel presente sistema della lirica italiana. Con Mosè ho avuto lunghissime discussioni (ma è lui a parlare….) e indicazioni importanti per questo libro. A lui devo la scoperta dello straordinario libro The last prima donna di Lanfranco Rasponi.

Renata è laureata in lingue e specialista di tedesco; la madre ebrea era nata in Boemia,  con origini ungheresi e spagnole, il padre napoletano, nipote del medico siciliano di Garibaldi, fu un importante giornalista dell’ Unità, attivo nella resistenza.

Ebrea da parte di madre, ha avuto dolorose perdite di parenti e conoscenti a causa del nazismo. Molto impegnata a livello culturale ed anche politico, avrebbe potuto essere lei la persona qui intervistata, ma ha preferito sua figlia Anita, dotata di una bellissima voce di mezzosoprano, sebbene per motivi vari non abbia preso una carriera artistica. Quanto segue viene dalla penna di Anita.

Il mio nome è Anita Pietropaolo e ho 24 anni. A me la lirica piace moltissimo, ma fin da piccola ho avuto problemi con i compagni di scuola che deridevano i miei gusti musicali. Questo avviene perché in Italia nelle scuole la musica lirica e classica non viene insegnata: in Olanda ad esempio le cose vanno molto diversamente e i concerti e le opere sono frequentati da tantissimi giovani. Da noi l’educazione musicale viene svolta soprattutto dalla televisione e dalle radio libere che trasmettono di solito musica di scarso valore. I teatri e le sale da concerto hanno prezzi alti e sono pochi. Per questo motivo anche cantanti italiani bravi, che pure ci sono, spesso sono più popolari all’estero che in Italia. 

Per quanto mi riguarda, mia madre afferma che la passione per questo genere di musica “seria” è nata in me certamente quando ancora ero nella sua pancia: non è un caso che l’autore che preferisco sia Mozart, perché quello era  il  suo ascolto più frequente durante la gravidanza e forse non avrei tanti problemi se un giorno, in quel periodo, la mamma non fosse capitata per sbaglio al Conservatorio a un concerto di Ken Roach…,non ricordandosi più che era un batterista jazz: dice che feci un balzo nella pancia, di cui forse porto ancora le conseguenze…Scherzi a parte, mia madre non mi ha mai costretta ad ascoltare e vedere le opere, ma a me divertiva fin da piccola  guardare con lei le videocassette delle opere di Mozart e Rossini.   Penso che l’ambiente in cui si cresce serva molto per formare il proprio gusto; non è necessario che sia un ambiente particolarmente dotto, ma uno in cui la musica sia protagonista: basti pensare alle cose stupende che Abbado ha fatto in Venezuela con i ragazzi di strada, anche portatori di handicap, che suonano quasi tutti uno strumento ( stranamente l’hanno fatto vedere alla TV). 
Ah, dimenticavo, anch’io strimpello il piano e, mi dicono, ho una voce naturalmente bella da mezzosoprano. Mi diverto a cantare all’unisono  con la splendida Giulietta Simionato la parte di Cenerentola di Rossini. Per quanto riguarda la mamma anche lei è cresciuta in un ambiente amante di questo genere di musica: mio nonno suonava benissimo il piano a orecchio, mia nonna  cantava anche a me i lieder di Schubert con una magnifica voce da soprano che conservò fino all’ultimo; in casa c’era una bella raccolta di dischi a 78 giri di classica e lirica. Il nonno, napoletano, era cresciuto con l’amore per la musica (tutti suonavano uno strumento in famiglia) e la nonna, ebrea, aveva alcuni zii che erano cantori nelle sinagoghe.

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