IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

«Vieni Maurizio, vieni! C’è da inaugurare la nuova Biblioteca Filosofica ad Atikia (Korintos)»

di Maurizio Nocera

            «Vieni Maurizio, c’è da inaugurare la Nuova Biblioteca Filosofica di Atikia (Korintos), ed io ho pensato a te per lo scoprimento della targa che la indica».

            «Caro Kristos, verrei volentieri, ma di questi tempi c’è tanto da fare qui in Salento. Quest’anno, a causa dei tempi metereologici non tutto sta andando come doveva. Le piogge si sono riversate sulla mia terra a maggio e a giugno. Poi neanche una goccia in luglio e agosto. La siccità continua anche in questo mese di settembre. Per cui questa situazione ha prodotto un vero disastro da un punto di vista agricolo. Ad esempio, per quanto riguarda i fichi. I frutti dei caprifichi (brufichi) sono caduti anzi tempo, per cui non hanno potuto impollinare i fichi (fiche) femmine. Molti di essi sono caduti. Tuttavia nel mio campo qualcuno ha resistito sugli alberi e, sia pure con un mese di ritardo, li sto raccogliendo. Poi, come mi ha insegnato mia nonna, li spacco, li distendo al sole, li secco e, quando saranno ben seccati, li apparecchio con mandorle, noci, noccioline, ci aggiungo alcuni semi di finocchietto, anice, finocchio, ancora un po’ di cannella in polvere, un po’ di polvere di chery indiano, ancora un po’ di zenzero, infine li inforno alla temperatura di 200 gradi per un ventina di minuti».

            «Sì, va bene, ma almeno per questa volta non puoi affidare i tuoi fichi a qualcun altro per due-tre giorni?».

            «Potessi farlo, l’avrei già fatto, caro Kristos, ed ora sarei accanto a te nella nobile città di Korintos, la splendida città del Pegaso alato».

Passano tre giorni. Nuovamente:

            «Vieni Maurizio! È da molto tempo che penso a questa soluzione. Tu conosci Atikia. Ci sei stato tempo fa con l’editore Lorenzo Capone. Per la data dell’inaugurazione della Nuova Biblioteca Filosofica, egli mi ha confermato la sua presenza, ma quello che dovrà fare lui è diverso da ciò che vorrei che facessi tu. Ti prego, ci tengo che sia tu a inaugurate il Tempio della Conoscenza. Ho impiegato tutta la vita di studioso della storia della Grecia ed anche, come sai, della storia della Grecìa Salentina. Tu sai che ho imparato perfino il Griko. Vieni, ti prego! Io non sto più tanto bene fisicamente ».

L’ultima esortazione, Kristos l’ha pronunciata con un filo di voce. Ed è allora che ho capito che il mio caro amico greco ci teneva proprio che io andassi. Ho messo da parte tutto, ho ritagliato 48 ore del tiranno giustiziere che si chiama Tempo, ho implorato (inginocchiato) mia moglie a che mi accompagnasse. È stato così che una sera di un settembre ancora afoso mi sono imbarcato sul traghetto Bari-Patras. Ormai erano anni che non ritornavo nell’amata Grecia, quella di Omero, di Euripide, quella di Panagulis e di Teodorakis, quella degli eroici partigiani antinazifascisti.

Sapete, ci vogliono 17 ore di navigazione per arrivare a Patras. Il traghetto prima si ferma a Corfù, poi a Igoumenitsa, infine arriva nel porto del Peloponneso. Tuttavia non mi sono stancato. Sapevo di andare verso luoghi che hanno affascinato la mia adolescenza, e che tuttora mi stanno attaccati alla pelle come cerotti salutari. Durante il viaggio ho dormito. E pure sognato. Ho sognato la mitica Micene con la sua misteriosa cisterna, e Tirinto con i suoi bui corridoi ciclopici, e Atene col palazzo marmoreo di Eric Schieliman, e la mitica Sparta, e Korintos con il suo tiranno democratico Periandro. Tanto altro ancora. Infine il mio amico Kristos, che mi chiama e che mi dice:

            «Caro Maurizio, io non potrò venire a prenderti al porto, perché sono dolorante, Verrà il mio amico Emilio, che è ottima persona».

Ada donno con Emilio

Ma io sto andando da lui e verso la mia amata Grecia. Non siamo ancora giunti nel porto che, subito, da lontano, ci salutano le vele del magico ponte “Rion Antirion”, cosiddetto ponte “Charilaos Trikoupis”, come pure ponte di “Poseidone” che collega, nel golfo di Korintos, la città di Rion (Peloponneso) con la città di Antirion (Grecia continentale). Questo ponte è famoso perché fu inaugurato l’8 agosto 2004 con l’attraversamento della fiamma olimpica in occasione dei Giochi olimpici “Atene 2004”.

Era un po’ di tempo che non giungevo sulla sacra terra di Omero. Tanti dettagli mi erano sfuggiti. Anni fa c’ero andato con l’APSEC (Associazione per la Promozione della Scienza, dell’Educazione e della Cultura di Lecce) e, arrivando a Patras, non mi ero accorto che la città non ha grattacieli. Anzi, riflettendo con me stesso, mi sono detto che gli ingegneri e gli architetti (con i loro Piani Regolatori) sono stati ben attenti a far costruire edifici che non superassero i 4-5 piani). Ottimo risultato che ci dice che questa città è a dimensione umana.

Appena scesi dalla nave (avevo indossato sul capo una paglietta bianca come segno di riconoscimento), un signore sui 70 anni, da dietro le mie spalle, mi chiama:

            «Maurizio?».

Senza averlo conosciuto prima, io e Ada lo abbiamo abbracciato. Egli aveva telefonato già a Kristos per dirgli dell’arrivo della nave. Infatti stavamo ancora andando verso l’autovettura, quando, sul mio cellulare, giunge la telefonata, divertita e felice, di  Kristos:

            «Benvenuti in Grecia!».

            «Grazie, caro amico».

I 120 km che dividono Patras da Korintos, Emilio se li è mangiati quasi tutti d’un fiato. Evidente che conosce bene la strada. Quando siamo arrivati a Korintos, la mitica città fondata dal leggendario Sisifo, dove già avevo soggiornato altre volte, guardando con occhi nuovi il centro urbano in lontananza, mi sono accorto della stessa caratteristica del Piano Regolatore di Patras: l’assenza totale di grattacieli. Anzi, se a Patras gli edifici possono raggiungere i cinque piani, a Korintos essi non vanno oltre i quattro.

Il bravo Emilio ci ha condotti sulla soglia dell’hotel, il “Korintos”,  lasciandoci con le parole in inlglese, tradotte da Ada:

            «Mi ha detto Kristos che devo venire a prendervi alle 19 e portarvi ad Atikia».

            «Bene Emilio. Per il momento grazie».

Avevo pensato di pagargli il viaggio da Patras a Korintos, ma per telefono Kristos mi aveva avvertito di non farlo, altrimenti il signore si sarebbe offeso. A volte sono strani i Greci, ma per l’accoglienza hanno ritualità tutte particolari.

Così è stato. Alle 19 in punto Emilio è arrivato. Intanto, nello stesso hotel, avevamo incontrato Lorenzo Capone con Salvina e Walter Della Fonte con Maria Teresa.

Atikia dista da Korintos appena 17 km. Emilio, con alle spalle la macchina del Della Fonte, in meno di mezz’ora ha raggiunto la cittadina. E lì, tra abbracci e baci, incontriamo Kristos con i suoi amici e amiche, in una nuova dimensione che non immaginavamo. La vecchia casa familiare di Kristos era stata trasformata in un qualcosa di totalmente nuovo: tutto ammodernato, tutto illuminato. Aria di festa intorno.

Mi accorgo subito che Kristos, nonostante gli sforzi, è sofferente. Cerco di dargli conforto e gli dico:

            «Kristos, il Salento ti aspetta».

Passa appena poco tempo e subito inizia la cerimonia. Lorenzo Capone e Salvina scoprono un’ara pagana con alcuni simboli, il cui centro è dominato da Periandro (VII-VI sec. a. C.). Filosofo e secondo tiranno democratico di Korintos. Si dice che sia stato crudele, ma i korinzi (ed anche buona parte della filosofia) lo considerano come uno dei sette sapienti. Gli altri sei sono Talete, Solone, Biante, Pittaco, Chilone e Cleobulo.

Lorenzo Capone e Salvina scoprono un’ara pagana

Sicuramente Kristos, in quanto egli stesso filosofo, è della corrente filosofica di Periandro. Tuttavia la sua pratica filosofica io l’ho conosciuta anche come legata a Socrate. E del grande filosofo ateniese, attraverso quanto ha scritto Platone (Teeteto), Kristos ha fatto sua la maieutica (l’arte del partorire). Se una donna partorisce un bambino o una bambina, Socrate, con il suo metodo maieutico, riusciva a far partorire la risposta a qualsiasi domanda del suo interlocutore.

Ecco. Quello che ho capito di Kristos è che egli ha usato sempre questo metodo, anche in banali conversazioni. Purtroppo, però, a volte, non sempre è stato compreso, pur essendo filosoficamente sempre disponibile al dialogo. Spesso l’incomprensione degli altri lo hanno fatto soffrire.

Ma torniamo ad Atikia. Nel piccolo spazio creato a mo’ di agorà, ci sono cinque tavoli già apparecchiati. Quattro sono occupati da amici e amiche del padrone di casa. Il quinto è quello dove siamo seduti noi italiani. Ci sono: Lorenzo Capone e Salvina, Walter Della Fonte e Maria Teresa, io e Ada. A capo-tavola c’è Kristos Tartaris che subito intavola un discorso sulla conoscenza dicendo:

            «La conoscenza socratica ha diversi significati. Ha a che fare con i saperi».

            «È vero, aggiungo. Per me conoscenza è lo spazio entro cui si sommano appunto più saperi specifici. Più saperi si aggiungono a quelli di base è più l’orizzonte della conoscenza si allarga».

Kristos si affretta a dire:

            «E noi perché siamo qui ad Atikia, in questo spazio di “Luce”?».

            «Caro Kristos, siamo qui per inaugurare una Nuova Biblioteca Filosofica contenente qualche migliaio e più di libri».

            «I libri, i libri. Caro Maurizio, abbiamo dedicato tutta la vita ai libri. E perché questo? Semplicemente perché sapevamo che in essi ci sono quei saperi di cui parlavamo prima. Ecco perché ho definito questo luogo di Atikia Tempio della Conoscenza. Un giorno, chi, passando da questa contrada, vorrà scoprire il suo percorso di vita non potrà che venire qui e cercare di conoscerlo attraverso i libri. Un tempo si andava a Delfi a consultare l’oracolo di Apollo. A quel tempo non c’erano biblioteche, seppure circolavano i papiri e le pergamene. Oggi, però, ci sono le biblioteche con migliaia e alcune anche con milioni di libri consultabili Per tutto ciò perché nasce questo Tempio della Conoscenza».

Kristos Tartaris

Concordo con Kristos. Inizia la cerimonia. Con Tartaris, nelle vesti di ierofante, Lorenzo Capone e Salvina scoprono l’ara pagana sui cui lati trionfa il sole della speranza umana, su un altro campeggia il bassorilievo del filosofo tiranno democratico Periandro, poi un altro signore (fratello) scopre il busto di Marino (consuocero di Kristos), infine Ada Donno scopra la targa marmorea del Tempio della Conoscenza.

C’è aria di festa e di novità. Gli occhi di un po’ tutti sono commossi. All’interno del Tempio, vengo invitato a sedermi alla sedia per la prima firma sul libro degli ospiti. Firmo, ma, contemporaneamente, da una sacca che mi ero portato dall’Italia estraggo un libro (24×50 cm.). Il più bello e il più importante che faceva parte della mia biblioteca e che ora dedico a Kristos e con lui all’amata Grecia. Si tratta di un libro di codici veronesi, stampato in 500 esemplari dalla Valdonega dal mio amico Martino Mardersteig. Al suo interno ci sono pagine miniate finemente impregnate di oro. Tanto tempo fa, quando il mio amico stampatore me lo aveva donato, gli avevo detto che un giorno tale libro sarebbe stato destinato a un sito importante. Ecco. Ora è il Tempio della Conoscenza di Atikia, nella provincia di Korintos, nel Peloponneso, nell’amata Grecia che lo conserva

Finita la cerimonia inizia la musica e la fastosa cena. Molta parte della cucina greca passa sui nostri piatti. Da un angolo del Tempio sale una musichetta che noi italiani riconosciamo bene: il ritmo della pizzica. A suonare sono Mattia di Zollino e Gianfranco di Monopoli, entrambi conoscitori profondi della Grecia.

A causa dei suoi dolori, Kristos è costretto ad abbandonare il campo. Si fa accompagnare a casa dalla figlia Canela, mentre suo genero – Gregorio – resta con noi. La festa continua, ma io sono turbato. Sento di non avere fatto tutto quello che potevo e dovevo fare per chi mi aveva invitato a questo evento veramente del tutto particolare. L’incalzare del ritmo del fenomeno della sofferenza (tarantismo), mi spinge sempre più ad entrare nello spazio vuoto. E lì, tra musiche e canti, inizio a ballare la pizzica invocando tutti gli dei dell’Olimpo e pure quelli dei paradisi di ogni altra fede religiosa a lenire i dolori del mio caro amico filosofo “maieutico” Kristos Tartaris. 

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