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Una riflessione sulla lettera rinvenuta da cui si evince che Papa Pio XII sapeva dei lager

Pappa Pio XII

Pappa Pio XII

di Pompeo Maritati

Un documento storico di grande rilevanza è stato recentemente scoperto negli archivi vaticani. Si tratta di una lettera inviata al Papa Pio XII nel 1942 dal vescovo di Berlino, Konrad von Preysing, in cui si denunciavano le atrocità commesse dai nazisti nei campi di concentramento. La lettera, scritta in latino e lunga 16 pagine, è stata ritrovata dallo storico tedesco Hubert Wolf, che sta conducendo una ricerca sui rapporti tra la Santa Sede e il Terzo Reich.

La lettera di von Preysing è considerata la prova più diretta e dettagliata che il Papa fosse a conoscenza delle persecuzioni e degli stermini operati dai nazisti contro gli ebrei e altri gruppi considerati “indesiderabili”. Il vescovo di Berlino si basava sulle testimonianze di alcuni sacerdoti che avevano visitato i lager o che erano stati deportati essi stessi. Nella lettera, von Preysing descriveva le condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri, le torture, le esecuzioni, le camere a gas e i forni crematori. Il vescovo implorava il Papa di intervenire pubblicamente per fermare il genocidio.

La scoperta della lettera solleva nuovamente il dibattito sul ruolo e la responsabilità di Pio XII durante la Seconda guerra mondiale. Il Papa è stato spesso accusato di aver mantenuto un silenzio colpevole di fronte alla Shoah, di aver favorito la collaborazione con il regime fascista e di non aver fatto abbastanza per salvare gli ebrei. I difensori di Pio XII sostengono invece che il Papa agì in modo discreto ma efficace, cercando di aiutare i perseguitati attraverso la diplomazia e le opere caritative.

La lettera di von Preysing non risolve definitivamente la questione, ma offre nuovi elementi per valutare l’atteggiamento di Pio XII. Lo storico Wolf ha dichiarato che la lettera dimostra che il Papa era ben informato sulla situazione dei lager, ma non spiega perché non abbia denunciato apertamente i crimini nazisti. Wolf ha aggiunto che la lettera è solo uno dei tanti documenti che devono essere ancora analizzati e che potrebbero fornire ulteriori informazioni sul controverso pontificato di Pio XII.

Per ora, però, soffermiamoci su un altro fatto altrettanto importante, quello che l’esistenza di questa lettera, che inchioda Papa Pio XII, laddove ce ne fosse ancora bisogno, è stata resa pubblica. Papa Francesco ha scelto la strada della trasparenza oppure, secondo il mio parere quella sottointesa, che chi e quando decisero di portare agli onori degli altari Pio XII fossero smascherati. Che sono anche coloro che hanno santificato un altro pontefice, altrettanto discutibile, Papa Paolo Giovanni II, Woityla.

La santificazione di Papa Pio XII fu fortemente voluta da Wojtyla perché lo considerava un modello di santità e di coraggio, che aveva saputo resistere al male con la forza della fede e della preghiera. Wojtyla aveva vissuto in prima persona le sofferenze della guerra e del comunismo, e sapeva quanto fosse difficile mantenere la propria identità cristiana in mezzo alla violenza e alla persecuzione. Per questo ammirava Pio XII e lo riteneva degno di essere elevato agli altari. Wojtyla non si lasciò influenzare dalle critiche che venivano mosse a Pio XII da alcuni storici e giornalisti, che lo accusavano di essere stato “il Papa del silenzio” o addirittura “il Papa di Hitler”. Wojtyla sosteneva che la verità storica era ben diversa da quella mediatica e che la santità non si misura con i giudizi umani, ma con quelli divini.

Trovo questa considerazione alquanto fuorviante della verità storica, che nulla ha da spartire con quella divina, in particolare da quel Papa, che non mi pare si sia contraddistinto per opere pastorali degne di essere annoverate tra quelle divine. Ecco perché ritengo che Papa Francesco, finalmente, abbia voluto sottolineare i fatti storici, visto che quelli divini, in precedenza, forse erano stati travisati.

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