Un immaginario incontro tra Platone e Talete di Mileto
Lunetta Milù
Immaginiamo che un giorno Platone e Talete si incontrassero, cosa si direbbero? Questa è una domanda che forse nessuno si è mai posto, ma che potrebbe dare origine a una conversazione molto interessante tra due dei più grandi filosofi dell’antichità. Vediamo di immaginare come potrebbe andare.
Platone: Salve, signore. Mi scusi se la disturbo, ma non posso fare a meno di notare che lei ha un’aria molto sapiente. Lei è forse un filosofo?
Talete: In effetti, lo sono. Mi chiamo Talete, e vengo da Mileto. E lei chi è?
Platone: Io sono Platone, un allievo di Socrate. Sono venuto ad Atene per studiare la filosofia e la politica.
Talete: Oh, Socrate! Ho sentito parlare molto di lui. È stato un grande maestro, anche se un po’ troppo curioso. Mi dispiace per la sua sorte.
Platone: Grazie per la sua compassione. Sì, Socrate era un uomo eccezionale, che ha insegnato a molti la virtù e l’amore per la sapienza. Ma mi dica, signor Talete, qual è il suo campo di studio?
Talete: Io mi occupo soprattutto di scienze naturali. Cerco di capire i principi che regolano il mondo fisico, e di trovare una spiegazione razionale ai fenomeni naturali.
Platone: E qual è il principio che lei ha scoperto?
Talete: Il principio di tutte le cose è l’acqua. Tutto deriva dall’acqua, e tutto ritorna all’acqua. L’acqua è il principio vitale, il nutrimento, la trasformazione e la dissoluzione di tutte le cose.
Platone: Interessante. Ma come fa a dimostrarlo?
Talete: Con l’osservazione e il ragionamento. Guardi, per esempio, come l’acqua può assumere diverse forme: solida, liquida o gassosa. O come l’acqua può generare vita: dalle piante agli animali, tutti hanno bisogno di acqua per vivere. O come l’acqua può distruggere: pensi alle inondazioni, agli tsunami, alle tempeste. L’acqua è ovunque, e tutto dipende da essa.
Platone: Capisco. Ma non le sembra che ci sia qualcosa di più profondo e di più essenziale dell’acqua? Qualcosa che non si vede con gli occhi, ma che si coglie con la mente? Qualcosa che non cambia mai, ma che dà origine a tutto il cambiamento?
Talete: A cosa si riferisce?
Platone: Alle idee. Le idee sono le forme perfette e immutabili di tutte le cose sensibili. Le idee sono il modello secondo cui il demiurgo ha plasmato il mondo materiale. Le idee sono la verità e la bellezza assolute.
Talete: E dove si trovano queste idee?
Platone: Nel mondo intelligibile, al di là del cielo stellato. Un mondo accessibile solo alla ragione pura, senza l’interferenza dei sensi. Un mondo in cui l’anima umana ha origine e a cui aspira a tornare.
Talete: Mi scusi, signor Platone, ma lei mi sembra un po’ troppo fantasioso. Come fa a sapere che esiste questo mondo delle idee? Come fa a conoscere le idee stesse? Come fa a stabilire quali sono le idee di ogni cosa?
Platone: Con la dialettica. La dialettica è l’arte del dialogo e della discussione, che permette di elevare la mente dalle opinioni alle conoscenze. La dialettica è il metodo che Socrate usava per confutare gli ignoranti e per educare i giovani. La dialettica è il cammino verso le idee.
Talete: E lei ha seguito questo cammino?
Platone: Certo. Ho cercato di conoscere le idee di tutte le cose importanti: il bene, il bello, il giusto, il vero…
Talete: E ha trovato le risposte?
Platone: Non ancora. Ma non mi arrendo. Continuo a cercare, a interrogarmi, a dialogare. Sono convinto che un giorno riuscirò a contemplare le idee in tutta la loro splendore.
Talete: Le auguro buona fortuna, signor Platone. Ma io preferisco restare con i piedi per terra, e occuparmi di cose più concrete e tangibili. Penso che la natura sia già abbastanza misteriosa e meravigliosa da meritare la nostra attenzione e il nostro studio.
Platone: E io penso che la natura sia solo un’ombra, una copia imperfetta e illusoria di una realtà superiore e trascendente. Ma forse è inutile discutere. Ognuno ha la sua visione del mondo, e ognuno segue la sua strada.
Talete: Forse ha ragione. Forse è meglio lasciar perdere. È stato comunque un piacere conoscerla, signor Platone.
Platone: Anche per me, signor Talete. Arrivederci.
Talete: Arrivederci.