Pierpaolo Pasolini e Francesco De Gregori due intellettuali legati da una vicenda che li accomuna

di Pasquale Hamel

Pierpaolo Pasolini e Francesco De Gregori due intellettuali legati da una vicenda che li accomuna, l’eccidio di Porzus consumato dai partigiani comunisti, comandati da tale Mario Toffanin (detto “Giacca”) che, su disposizione del partito, liquidarono la brigata partigiana Osoppo perché contrastavano il disegno che prevedeva la cessione alla Jugoslavia di Tito di un’ampia fascia territoriale del Friuli.

A comandare la brigata era un Francesco De Gregori, zio del cantautore – di fede cattolica e di militanza democristiana – ma della brigata faceva anche parte Guidalberto Pasolini, fratello di Pierpaolo, anche lui cattolico. Ironia della sorte, tanto Pierpaolo Pasolini che il Francesco De Gregori cantante, affascinati dall’ideologia, avrebbero finito – ma ognuno è libero di fare quel che vuole – l’uno per militare, l’altro per simpatizzare, per il partito dei carnefici dei loro congiunti.

Mi è parsa una giustificazione risibile il fatto che, qualche anno fa, De Gregori, ricordando il martirio dello zio, finisse per accreditare la versione dei suoi carnefici, e cioè che piuttosto che comunisti, i partigiani assassini fossero, e lo erano anche, solo “traditori della patria”. Un po’ come la solita ANPI che, nella pagina dedicata al partigiano De Gregori, medaglia d’oro per la resistenza, non ha avuto il coraggio di scrivere per intero la verità.

Infatti L’Anpi attribuisce la morte “alla tragica situazione creata dal fascismo e alimentata dall’oppressore tedesco in quel martoriato lembo d’Italia dove il comune spirito patriottico non sempre riusciva a fondere in un sol blocco le forze della Resistenza.”, quella che invece fu solo espressione di quella visione ideologica, condannata dalla storia, che tanti lutti e dolori ha inferto all’umanità.