IL PENSIERO MEDITERRANEO

Incontri di Culture sulle sponde del mediterraneo – Rivista Culturale online

Le frasi che uccidono di Maurizio Mazzotta

le-frasi-sulla-delusione

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Ho chiuso il precedente discorso sull’Autoefficacia avvisando che se la motivazione a fare e a realizzare, la voglia di rischiare e di essere autonomi si indeboliscono, in agguato ci sono ansia e depressione.

E cosa tende a indebolire la fiducia che abbiamo in noi stessi, a parte gli insuccessi che inevitabilmente un individuo subisce nel corso della vita?

Ci sono delle “frasi che qualcuno o qualcosa mette nella nostra testa”  e che al momento opportuno si insinuano nei nostri pensieri; frasi la cui mostruosità non appare, il cui senso reale sfiora la nostra coscienza e ci sembra addirittura che siano frasi che semplicemente ci mettono in guardia,  e quindi che dovremmo ascoltare. Frasi pure di segno opposto, a favore o a sfavore, come vedremo, ma tutte che appaiono realistiche e sembra proprio che ci siano suggerite da persone che ci conoscono profondamente e vogliono aiutarci, sostenerci, aprirci gli occhi. Alla lunga invece ce li chiudono, gli occhi, e ci serrano la mente. E affiorano l’ansia, che cresce subito incontrollata, l’ansia   di affrontare il mondo e la depressione, ossia il bisogno di annullarci.

Ecco alcune frasi, come queste che seguono, dimostrano perdita di autostima e contribuiscono ad azzerarla:

“Come sempre, non ce la farò”

“Troppo facile, per questo mi è riuscito”

“Per forza! Sono stato aiutato”

Oppure frasi come queste altre che dimostrano un’autostima esagerata:

“Se proprio voglio, imparo queste cose in quattro e quattr’otto”

“Volere è potere!”

“Tanto io sono fortunato!”

Un’eccessiva fiducia in noi stessi ci fa compiere azioni che possono facilmente tradursi in insuccessi.

Queste sono frasi che uccidono e dobbiamo imparare per prima cosa a riconoscerle, poi a difenderci. Perché mirano a colpirci, a farci del male, a predisporci alle sconfitte.

Non è difficile: appena “sentiamo dentro di noi” frasi simili a quelle di sopra, come se fossero dette da qualcuno che è dentro di noi, che ci sorveglia e giudica, fermiamoci un attimo, e chiediamoci prima di tutto se corrispondono al vero, o se sono esagerate ed enfatizzano aspetti che hanno poco a che fare con le nostre capacità. Poi analizziamole per vedere se veramente corrispondono alla nostra esperienza, intendendo non solo la nostra esperienza personale, di cose che ci sono accadute, ma anche l’esperienza che abbiamo delle vicende altrui. Chiediamoci se questo qualcuno che “parla dentro di noi” vuole veramente aiutarci, darci dei suggerimenti, oppure vuole proprio, al contrario, farci cadere. Si chiama autolesionismo, ed è subdolo.

Esamino in particolare questa frase: “Tanto io sono fortunato!” (O sfortunato).

Le conseguenze sono le stesse. Fare ricorso alla fortuna-sfortuna sposta il “luogo del controllo”. Se esaminiamo noi stessi e le nostre capacità con un certo grado di realismo e di serenità, ci possiamo rendere conto per esempio se una cosa siamo in grado di farla oppure no. Se siamo in grado, ci impegniamo maggiormente a realizzarla; altrimenti decidiamo se imparare oppure lasciar perdere. Questo significa “controllarci”: il luogo in cui avviene questo controllo è in noi. 

Se invece rivolgiamo all’esterno la nostra attenzione, a ciò che accade per esempio agli altri, e concludiamo che le capacità dell’individuo non hanno nulla a che fare con ciò che gli accade nella vita, allora ci abbandoniamo al “caso” che non possiamo controllare: in questo caso il luogo del controllo sarebbe fuori di noi.

Cosa significa tutto questo in due parole? Che frasi come: “Tanto io sono fortunato! Non vale la pena sforzarsi, le cose vanno come devono andare. Non è mai colpa mia”, sono delle scuse; significano che non riconosciamo le nostre responsabilità, che tiriamo i remi in barca, che siamo pusillanimi, vigliacchi, che il nostro atteggiamento è quello del perdente. Siamo dei perdenti prima di perdere, che è peggio del perdente che perde dopo che si è dato da fare, che si è affaticato, che ha lottato.

Un altro aspetto conviene considerare quando siamo martellati dalle frasi assassine. Dobbiamo considerare il nostro stato generale, “come stiamo” nei momenti in cui vengono a galla queste frasi che uccidono. Siamo troppo stanchi? deboli e senza difese? Quel “qualcuno dentro di noi” che ci vuole male approfitta di questi momenti. E allora sforziamoci di accantonarle e imponiamoci di valutare e decidere quando staremo meglio.

Se vuoi sapere di più su ciò che faccio questi i LINK:

www.mauriziomazzotta.it

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