Epifania dell’Uomo di Tyna Maria Casalini
Il profilo della nostra esistenza si delinea nella cura verso l’altro, come ci spingono a riflessione le parole di Heidegger:
𝘯𝘰𝘪 𝘴𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘰𝘳𝘪𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘦 𝘥𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 “𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰” 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪.
Nell’osmosi empatica che inumidisce ogni incontro di quel comune denominatore che sostiene ogni diversa razza, cultura, religione, emotività, storia, fango misto a sogno, fattivamente l’Uomo si arrende al suo umano, come vocazione al suo simbolico Fine, sentendosi carnalmente vivo, presente al mondo: esisto in quanto l’altro mi riconosce di esistere e posso percepire il confine di me solo valicandolo, attraverso l’Altro.
Nel gioco della Vita vige la regola dell’1+1 fa 3, un desiderio matematico che di perfetto non ha nulla se non la variabile di quanto può accadere nell’incontro con l’altro, l’inevitabile asimmetria ed il suo conseguente istinto alla perfetta con-fusione delle parti: ci si può rispettare, sfidare, accudire o ferire, in ogni caso, il nostro agire e quello dell’altro (1+1) creerà “il nodo di significati viventi” (𝙼𝚎𝚛𝚕𝚎𝚊𝚞 𝙿𝚘𝚗𝚝𝚢), determinerà una terza essenza della realtà, contribuirà a significare non il mondo, ma l’IO intero.
L’Altro è la mia unica possibilità di immersione introspettiva e l’interiorità è il supremo linguaggio universale.
Dunque ogni guerra è già morta, se la risposta inversa alla mia vita è lì, acquosamente sopita negli occhi dell’Altro.