Moll Flanders di Daniel Defoe
Francesco Abate
Moll Flanders è uno dei romanzi più importanti dello scrittore inglese Daniel Defoe, pubblicato nel 1722. Si tratta di un’opera scritta con semplicità, destinata a un pubblico ampio e non riservata solamente alle persone colte.
Il romanzo racconta la vita di una donna che nasce povera, figlia di una reclusa del carcere di Newgate, ma che riesce a farsi strada nella società grazie alle proprie doti e soprattutto alla propria furbizia.Subito si accorge di essere molto più dotata delle sue amiche ricche, ma la sua estrazione sociale le preclude ogni possibilità di un buon matrimonio e di una vita agiata. La relazione con un amico ricco le insegna l’arte dell’inganno, infatti lui viene meno alle promesse di matrimonio una volta che si concretizza il rischio di uno scandalo, e affinando questa dote riesce a trovare un buon marito.
Purtroppo la sfortuna la perseguita e, nonostante riesca ogni volta a risposarsi, perde tutti i mariti, ritrovandosi sola e con poco denaro una volta che la bellezza è ormai quasi sfiorita. In questa drammatica condizione comincia a mantenersi coi furti, diventando una leggenda grazie alla sua destrezza. La sua carriera di ladra però è distrutta quando viene arrestata. Condannata a morte, si pente e la pena le viene commutata nella deportazione nel Nuovo Mondo grazie all’intercessione di un prete che le si affeziona.
Nelle intenzioni dichiarate dalla protagonista, che è la voce narrante del romanzo, questa dovrebbe essere una storia di perdizione, una guida al vizio pensata per istruire le persone rette affinché evitino di prendere brutte strade. La realtà è però ben diversa, infatti Moll Flanders ci racconta la vicenda di una donna che nasce segnata dalle disuguaglianze presenti nella società: sebbene lei sia dotata, molto più bella e intelligente delle sue amiche, le sue origini e la povertà le precludono ogni possibilità di essere felice. Vittima di una società che usa il denaro come unità di misura delle persone, è costretta a usare la furbizia e questo lentamente la spinge in mezzo a cattive compagnie e a pessime scelte.
Moll Flanders non è disonesta per indole, è solo vittima di un gioco le cui regole la penalizzano.
Così come possiamo escludere che la protagonista sia malvagia, non possiamo però nemmeno santificarla. Sicuramente è vittima di una società troppo centrata sul denaro, ma è pur vero che lei sceglie la furbizia invece del lavoro perché non si accontenta di vivere dignitosamente, bensì sogna di farlo come una signora. Se si accontentasse di un lavoro onesto e una vita tranquilla avrebbe delle possibilità, ma lei vuole gli agi di una signora, e sente di averne diritto perché è più dotata delle amiche a cui di certo quella fortuna spetterà. Se questo è un romanzo sul potere del denaro, possiamo dire che mostra anche la seduzione che questo esercita sulle persone, perché Moll Flanders vuole vivere nel lusso e, anche quando è costretta a rubare, non si ferma nonostante abbia messo da parte una buona sostanza.
Sulla base di quanto detto sopra, si può ribadire che Moll Flanders non è né delinquente né santa; è una persona qualunque animata da desideri e invidie, dotata di furbizia ma a volte ingorda e presuntuosa. Defoe mostra una persona qualunque che sgomita nel mondo alla ricerca della propria felicità.Sebbene il romanzo sembri partire con un intento moraleggiante, alla fine vediamo premiata una persona che usa il cervello e non esita a imbrogliare anche nella redenzione, quindi la Provvidenza non ha alcun ruolo e la religione agisce più come uno spauracchio nella mente della protagonista che come qualcosa di concreto.
Moll Flanders è un romanzo scritto per un pubblico ampio con l’intento di mostrare gli affanni di una persona comune. Si può dire che è un romanzo scritto sulla gente e per la gente, col linguaggio agevole proprio di un giornalista più che di un romanziere.
Si tratta di una lettura scorrevole e piacevole, inoltre Moll Flanders è un personaggio a cui ci si affeziona facilmente visto il mosaico di sentimenti che la anima; è impossibile non leggere in lei un pezzo di noi, si finisce perciò inevitabilmente per fare il tifo per lei.
Defoe ci mostra che giusto e sbagliato sono categorie da non prendere troppo sul serio, o comunque da non seguire con eccessiva rigidità, perché azioni che possono apparire scorrette spesso sono figlie della necessità e non del vizio, quindi il cattivo spesso è solo una vittima.
Allo stesso tempo ha però il merito di non santificare la vittima, non commette cioè l’errore di creare una donna pura ma sfortunata, invece plasma una persona imperfetta come siamo tutti noi, che è spinta dal bisogno ma non manca di difetti che la fanno sprofondare nella melma più del necessario. Nella vita che ci mostra Defoe non c’è un Dio severo che ci punisce, o uno misericordioso che ci premia; ci sono tante decisioni prese e tante azioni compiute che generano conseguenze spesso imprevedibili.