IL PENSIERO MEDITERRANEO

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L’autopista circolare dei record è a Nardò

Autopiste di Nardò vista aerea

Autopiste di Nardò vista aerea

Di Pompeo Maritati

Su questo circuito, unico al mondo c’è sempre stato un certo riserbo. Un’opera ingegneristica dei primi anni 70, Realizzato da FIAT AUTO SPA, grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno. Una delle poche realtà industriali realizzate nel sud che non si sia poi rivelata la solita cattedrale del deserto. L’Autopista di Nardò, così è sempre stata conosciuta,  ha rappresentato da allora il miglior circuito al mondo per poter porre in essere sperimentazioni di lungo termine su strada degli autoveicoli anche pesanti. Era ed è ritenuto il più affidabile, oltre per la sua struttura, unica, anche per il fatto che le condizioni climatiche del nostro territorio consentono di utilizzarla anche d’inverno. In Germania come negli USA esistono altre piste, ma d’inverno sono inagibili.

La pista da considerarsi ad alta velocità, ha una circonferenza di 12,566 km e un diametro di 4 km, copre un’area di 700 ettari ed è costituita da due anelli separati. Quello esterno ha quattro corsie per auto e moto con inclinazione variabile tra il 4% ed il 22,5% per un totale di 16 metri di larghezza, mentre quello interno, per i camion, ha una larghezza di 9 metri.

Dal 1975 in poi quasi tutte le case costruttrici di autoveicoli nel mondo hanno utilizzato questo gioiello.

Questo ha contribuito in modo determinante allo sviluppo turistico di Porto Cesareo, che a quei tempi era solo una frazione di Nardò. Il personale dipendente allora, nei primi anni della sua attività era costituito da non più di 130 dipendenti che raggiungevano e superavano le trecento unità grazie ai collaudatori e meccanici che però erano in forza alle case automobilistiche che utilizzavano i servizi della struttura.  

Conosco molto bene questo complesso,  essendoci stato soprattutto negli anni 70 e 80. Ricordo che già allora si cercava di mettere a punto la cosiddetta teleguida delle auto attraverso l’avveniristica torre di controllo. Un vero e proprio fiore all’occhiello per quei tempi, apprezzato e invidiatoci da tutto il mondo. Basta pensare che tutte le case automobilistiche erano lì a provare i loro nuovi autoveicoli. Era alquanto frequente vedere dei veicoli camuffati per non far vedere l’effettiva linea finale. Ovviamente vista la presenza di tutte le case produttrice di autoveicoli, non tutte le novità, per ovvie motivi di riservatezza venivano sperimentate in questa struttura.

Ricordo che anche Niki Lauda provò la sua Ferrari, fatto che riscosse grande attenzione del pubblico, che però non poteva accedere all’interno della struttura,  accalcandosi intorno le mura con la speranza (vana) di vedere il grande pilota. La sua conformazione parabolica, nonché la sua lunghezza consentiva il raggiungimento di alte velocità. Unico neo la sua forma circolare che rendeva il percorso di sei chilometri monotono. La sua realizzazione perfetta consentiva, una volta stabilita la velocità di crociera e trovata la giusta posizione sulla pista che l’autovettura, se bene calibrata, poteva girare senza che venisse guidata. Comunque le autovetture in pista erano sempre pilotate da personale specializzato, collaudatori, peraltro selezionati e dotati di attitudini psicofisiche adeguate al ruolo.

Ricordo che c’era una grande piattaforma in cemento collegata con un raccordo stradale di oltre 500 metri dove le autovetture venivano lanciate ad alte velocità e una volta all’interno di questa piattaforma si provano i freni e di conseguenza la tenuta generale del veicolo e dei suoi pneumatici.

Le auto erano tutte collegate via radio con la torre di controllo, alle quali venivano installati dei rilevatori elettronici nel motore o altrove, a secondo di cosa si volesse collaudare ed erano in costante collegamento con la torre di controllo che, rilevati i risultati, questi venivano poi analizzati dallo staff di ingegneri specializzati nel settore.

Già allora si stava studiando la possibilità della guida di un auto senza la presenza umana a bordo.

Un mondo quello particolarmente specialistico, che già guardava al futuro. Successivamente per effetto di dinamiche aziendali che non conosco, FIAT vendette questa struttura a società terze, al di fuori della galassia delle aziende del gruppo.

Un aspetto questo, per certi versi è da me ritenuto controverso. Il circuito, ovvero lo stabilimento, era stato realizzato con i contributi pubblici, che peraltro allora l’area (nell’ambito dell’Arneo) era stata requisita dall’ Area di Sviluppo Industriale (ASI) e assegnata a FIAT con il preciso impegno di assumere non meno di 300 lavoratori del territorio. Quel che ricordo io è che sino al 1983 lo stabilimento non ha mai superato le 130 unità dipendenti, alcune delle quali peraltro provenienti da altri stabilimenti FIAT.   

Infine mi fa piacere ricordare quando nel 1979 una vettura realizzata da Mercedes Benz superò la barriera dei 400 chilometri orari. Io ero lì.   

La foto dell’Autopista di Nardò è stata tratta dal sito: https://www.porscheengineering.com/nardo/it/

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