Oronzo Massa
Di Giorgio Mantovano
E disse “Fa presto che non ho tempo da perdere”
A Lecce hanno intitolato alla sua memoria una breve via ed anche una caserma, demolita nel 1971.
Tuttavia, pochi sanno chi fu Oronzo Massa e di quale eroismo si rese protagonista.
Nato a Lecce il 18 agosto 1760 da Geronimo, barone di Galugnano, e da Antonietta Alfarano Capece, Oronzo aderì nel 1799 alla proclamata Repubblica Partenopea.
Gli fu conferito il grado di Generale d’artiglieria, col difficile e delicato compito di difendere Castelnuovo.
Nel giugno del 1799 Castelnuovo fu assalito dalle truppe sanfediste. Il Massa, dopo un’accanita resistenza, fu il fierissimo stipulatore, avanti al Cardinale Ruffo, dell’infausta capitolazione del 19 giugno.
Numerosi furono con lui i patrioti salentini arrestati. Vale la pena citarli: Nicola De Donno di Maglie; F. A. Astore, di Casarano, giurista e letterato; il poeta e sacerdote Ignazio Falconieri, maestro di retorica; Antonio Sardelli di S. Vito dei Normanni; Nicola Leonetti di Maglie, di professione fabbro; il poeta fasanese, Ignazio Ciaia.
I prigionieri furono chiusi nelle carceri della Vicarìa e di Castel dell’Ovo, in attesa di essere sottoposti al sommario giudizio della Giunta di Stato, irrogante le pene.
Oronzo Massa fu il primo, il 14 agosto 1799, ad essere giustiziato; lo seguirono, il 30 settembre, l’Astore, il 29 ottobre il Ciaia, il 31 il Falconieri, il 7 dicembre il Sardelli.
Al carnefice che ritardava l’esecuzione, il Generale Oronzo Massa gridò, in un impeto di orgoglio, “Fa presto che non ho tempo da perdere”.
Nella Villa comunale, tra bimbi festanti ed adulti spesso ignari, compare il busto in marmo, scolorito dal tempo e dall’incuria, scolpito dal grande Eugenio Maccagnani nel 1889.
Osservando lo stato di abbandono che, per la verità, riguarda da tempo anche altri busti di Salentini illustri (Gaetano Stella e Francesco Rubichi, per citarne altri due che versano da anni in condizioni pietose) mi sovvengono le parole amare dell’insigne Prof. Cosimo De Giorgi in quella sua straordinaria opera di fine ‘800, intitolata “La Provincia di Lecce. Bozzetti”.
” (..) Chissà quanti di questi monumenti che oggi io vedo, di qui a pochi anni non saranno più, sia per la loro vetustà e per la carie dei nostri materiali edilizi, sia per la malvagità degli uomini e per l’abbandono nel quale sono lasciati dal Governo e dai Comuni, pur essendo dichiarati Monumenti nazionali. E purtroppo ciò che temevo venti anni fa oggi è un fatto compiuto.”
L’opera è stata ristampata nel 1975 da Congedo Editore.