26 novembre 1976[1] una poesia di Saida Menhebi: traduzione di Giuseppe Spedicato
La prigione è brutta
tu la disegni, bambino mio
con linee nere
barre e ringhiere.
Tu immagini che sia un luogo senza luce
che spaventa i piccoli
così per indicarlo
dici che è laggiù
e tu lo indichi con il tuo ditino
un punto, un angolo sperduto
che non si riesce a vedere.
Forse la maestra ti ha detto
di un’orrenda prigione
di un riformatorio
dove mettono i malvagi
che rubano i bambini.
Nella tua testolina
è sorta una domanda
come e perché
io che sono piena di amore per te
e per tutti gli altri bambini
sono lì?
Perché voglio che domani
la prigione non sia più qui.
Saida Menhebi, martire della lotta per la giustizia e la libertà.
[1] Tratta da: “Poèmes, lettres, écritis de prison” di Saida Menhebi, Comités de lutte contre la répression au Maroc, 1978. Traduzione a cura di Giuseppe Spedicato.