2 agosto 1980 – 2 agosto 2022 per non dimenticare. Un richiamo alla politica alle porte della prossima consultazione elettorale
Editoriale di Pompeo Maritati
Come di rito da 42 anni il solito lungo applauso dei cittadini ha seguito il minuto di silenzio, preceduto dal triplice fischio del treno, per le vittime della strage di Bologna.
Alle 10:25 del 2 agosto 1980 una valigia piena di tritolo esplode nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione del capoluogo emiliano, causando 85 vittime e 200 feriti. È la strage più sanguinosa nella storia italiana.
Ricordo quella mattina, era sabato ed ero in casa in attesa di andare al mare con la famiglia. Avevo il televisore acceso mentre ero intento a organizzare le ultime cose, quando cominciano ad arrivare le prime immagini della strage. Non prestando molta attenzione all’audio ebbi come prima sensazione che ci fosse stato un deragliamento, un incidente tra locomotive, qualcosa comunque riconducibile a un incidente ferroviario.
Il susseguirsi delle immagini e dei commenti mi lasciarono letteralmente attonito, sgomento, incapace di accettare una simile realtà. Una bomba è esplosa nella stazione ferroviaria di Bologna e i suoi segni erano abbastanza sufficienti per farci comprendere che qualcosa di mostruoso era avvenuto.
Pensare che un uomo o una donna abbia potuto posare lì per terra, una borsa con una carica di tritolo micidiale non era facilmente accettabile. L’indole malvagia dell’uomo è insita nel nostro DNA, ma che fosse capace di tanto: NO!
Una strage di queste proporzioni non poteva essere la risposta insana di un malato di mente, ma di un vero e proprio complotto dove certamente vi erano non poche persone. Ed è questo che ha fatto più rabbia allora come ora, l’eventualità che soggetti con noi conviventi, abbiano la capacità mentale di ordire un simile attentato ai danni di tanti cittadini inermi, indifesi che avevano avuto l’unico torto di trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
Una ferocia inaudita si è abbattuta su una città, su tutta l’Italia, lasciandoci costernati ma soprattutto impauriti. Non possiamo nascondere, per onore della verità, che si ebbe paura, visto che l’attentato non era il primo. Gli italiani, forse, in quel giorno si sono sentiti indifesi, alla mercè di fanatici esaltati a cui il sistema Stato non sapeva rispondere e per alcuni decenni non seppe dare un nome e un volto ai responsabili, che dovremo distinguere fra quelli che hanno messo materialmente la bomba e quelli, più pericolosi e preoccupanti, che da buoni burattinai hanno saputo manipolare la manovalanza.
Non è sbagliato oggi affermare che lo Stato non abbia saputo fronteggiare quel periodo caldo, basta vedere la lungaggine delle ricerche e degli accertamenti e dei relativi processi, che non di rado si conclusero senza nulla di fatto. E’ questa la debolezza del nostro sistema che oggi irrita la gente. Reati di vario genere perpetuati ai danni di ignari e onesti cittadini dove nessuna ha pagato. Ultimo esempio il crollo del ponte Morandi dove pare che lo Stato abbia rinunciato di andare in causa come se competesse eticamente solo a lui decidere se dare o meno e in quale modo, la dignità a tutte quelle famiglie che hanno perduto i loro cari.
I decenni sono passati, ma la realtà non pare cambiata di molto.
La nostra rivista come voi tutti sapete ha un taglio culturale, non entriamo mai nei meandri poco illuminati e illuminanti della politica e continueremo a farlo ancora, ma lasciatemi, soltanto oggi, in onore e a ricordo degli ottanti morti del 2 agosto del 1980 – di chiedere a questa nostra politica un maggiore senso etico dello Stato nel vero e non ipocrita interesse del bene dei cittadini.
Le elezioni politiche sono oramai alle porte, potrebbe essere questa un’occasione di riscatto. Lo farete? Alla luce dei fatti, ahimè nutro non pochi dubbi.